CHI È TRADUTTORE ALZI LA MANO – LA STORIA DI STEFANIA MARINONI
Pubblicato il 1 Settembre 2015 alle 15:16 0 Commenti
Chi è traduttore alzi la mano – Storie di una professione.
Un post di Stefania Marinoni
Premetto che la mia storia è piuttosto breve: fino al 2011 non avevo mai nemmeno preso in considerazione l’idea di diventare traduttrice. Per questo ho deciso di raccontarvi come ho fatto, sperando che serva da incoraggiamento a tanti aspiranti: diventare traduttori/trici non è un’impresa impossibile!
Certo, servono talento, spirito d’iniziativa e occhi ben aperti. Sì, perché quando ho deciso di intraprendere questa strada, da laureata in filosofia ignara delle dinamiche editoriali, mi sono trovata a tradurre un romanzo per un’infima casa editrice con un contratto a royalties. Inutile dirvi che non ho mai visto un centesimo e, cosa ancora più grave, il testo è uscito senza una revisione, senza nemmeno un giro di bozze: un orrore!
Ma almeno ho imparato la lezione, e la racconto qui perché possa servire a qualcun altro. Ho cominciato a informarmi, a frequentare eventi e seminari e soprattutto mi sono iscritta a un master universitario in traduzione letteraria che mi ha permesso di fare uno stage presso una casa editrice piccola ma serissima, dove sono stata trattata più come l’apprendista di un’antica bottega artigiana (e cos’è la traduzione letteraria se non un mestiere artigianale?) che come una stagista in quello che troppo spesso è il significato attuale del termine. Alla fine del tirocinio mi è stata affidata una prova di traduzione ed eccomi qui.
Be’, non è stata proprio così semplice: tra il primo e il secondo romanzo è trascorso un po’ di tempo e ancora di più ne è passato tra il primo e il secondo editore. Per trovare nuovi contatti (e contratti) non bisogna mai dormire su – miseri – allori e continuare a fare proposte di traduzione, seguire eventi, conoscere editor e colleghi… il famoso networking, insomma! E, credetemi, funziona davvero: il mio primo romanzo per una grossa casa editrice è arrivato grazie a una collega.
Non contenta, tra un libro e l’altro ho deciso di esplorare il mondo della traduzione “tecnica”. Lo scrivo tra virgolette perché non pensiate che mi sia improvvisata traduttrice di cartelle cliniche o di manuali per il montaggio di macchine utensili: lascio ai colleghi competenti. Dopo qualche mese in cui accettavo qualsiasi traduzione che non richiedesse competenze specifiche, ho capito che così facendo non sarei andata da nessuna parte e, forte della mia esperienza in campo letterario, ho deciso di specializzarmi nel settore creativo: marketing e comunicazione online. (anche se per una serie di coincidenze ultimamente sto traducendo molti testi turistici… vediamo cosa ne verrà fuori!). E via di nuovo con webinar, blog e l’immancabile networking.
E un po’ di esitazione quando quest’estate ho deciso di crearmi un sito, un logo, una pagina Facebook, insomma, di “darmi un tono” o, per dirla in modo più elegante, di sviluppare il mio brand. Esitazione, dicevo, perché vivendo a cavallo tra le due realtà, quella tecnica e quella editoriale, mi sono resa conto di quanto siano diverse, o meglio, di quanto sia diverso l’approccio dei traduttori e, di conseguenza, dei committenti. Contribuire nel mio piccolo al superamento di questa divisione sarebbe il modo migliore per concludere la mia storia con il classico lieto fine. Ma per questo c’è tempo…
Stefania Marinoni è nata nel 1987, fino al 2011 ha vissuto nell’ignoranza, leggendo libri tradotti senza farsi troppe domande. Poi come ogni laureato/a in Filosofia è dovuta uscire dalla caverna e capire cosa voleva fare da grande. Si definisce una traduttrice di testi creativi: collabora con alcuni editori (Bompiani, Feltrinelli, Nottetempo, gran vía), traduce testi di marketing per aziende e agenzie estere e coordina il team dei traduttori della rivista di linguistica applicata E-JournALL. Finalmente ha anche un sito professionale: www.stefaniamarinonitranslation.com e una giovanissima pagina Facebook: Stefania Marinoni Translation Studio
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