Bottega on line di traduzione editoriale – STL intervista Barbara Ronca

Pubblicato il 4 Agosto 2016 alle 15:13 0 Commenti

di Laura Baldini

Barbara Ronca, ha una laurea in Letteratura della Migrazione e un Master in Comunicazione e Cultura del Viaggio. Ha iniziato a lavorare nell’editoria come redattrice, editor e traduttrice, per poi specializzarsi in traduzioni turistiche; nel frattempo ha continuato a tradurre narrativa anglofona per molti editori, tra cui Voland, 66thand2nd e Isbn. Dal gennaio 2015 gestisce, insieme alla collega Chiara Rizzo, il sito/blog www.doppioverso.com. Dal 2014 collabora con STL. Viaggiatrice (anzi “cartografa”) e sognatrice, non ha perso la speranza di trasformarsi, in un prossimo futuro, in sirena.

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Barbara, a Settembre, per STL, sarai la docente della “Bottega online di traduzione editoriale”. Parlaci di questo particolare ciclo di webinar che, seppure online, si avvicina per molti aspetti a un laboratorio. Come intendi impostarlo?

Quando io e Sabrina Tursi abbiamo discusso della possibilità di proporre un nuovo webinar sulla traduzione editoriale, ci siamo trovate d’accordo su un principio di base: non volevamo proporre l’ennesima infarinatura teorica, ma sperimentare qualcosa di diverso, con un approccio più pratico. La teoria è sempre indispensabile per cominciare (e infatti ce ne sarà molta anche nella nostra bottega) però gli aspiranti traduttori ci chiedono spesso di guidarli nella traduzione vera e propria, di aiutarli a mettersi alla prova. Per questo abbiamo strutturato il webinar in tre lezioni introduttive abbastanza ravvicinate, dopo le quali agli iscritti verranno assegnati dei testi in inglese da tradurre. Gli allievi avranno una decina di giorni per lavorarci, e poi, in una lezione finale di un’ora e mezza, li accompagnerò in una sorta di revisione collettiva: analizzeremo insieme i testi ed evidenzieremo le difficoltà che presentavano, sottolineando le rese più felici, le soluzioni più riuscite, ma anche le traduzioni da migliorare. Senza puntare il dito, per carità: la bottega serve a questo, a imparare senza sentirsi giudicati. Infine, ci sarà spazio per qualche domanda, in modo da esaurire eventuali dubbi rimasti in sospeso.

Che tipo di testi pensi di selezionare per le esercitazioni?

Credo che per un traduttore alle prime armi, che voglia entrare nel difficile mercato editoriale, sia indispensabile sapersi muovere tra testi di diversa natura, che presentino difficoltà specifiche. In quest’ottica vorrei selezionare pochi brani ma molto eterogenei, non solo di narrativa (saranno pochi anche perché il tempo a disposizione per tradurli non sarà molto; una scelta consapevole, questa, dettata dalla volontà di dare un’idea di come si lavora “sotto scadenza”).

È possibile secondo te stilare delle regole comuni per chi si occupa di traduzione editoriale, oppure pensi che certe regole debbano essere comunque mediate con quelle che sono le caratteristiche soggettive di ogni professionista?

Ogni traduttore ha il suo metodo di lavoro, naturalmente. Qualcuno fa una prima stesura perfetta e quasi non ha bisogno di auto-revisioni, qualcun altro buttà giù una prima stesura illeggibile e poi lima all’infinito. Qualcuno lavora rapidamente, qualcun altro ha bisogno di più tempo. Qualcuno ama il silenzio mentre traduce, qualcun altro lavora anche in treno. E scoprire in che direzione si va, istintivamente, è importante per lavorare meglio. Ma questo non significa che, una volta davanti al testo, non dobbiamo approcciarci alla traduzione con metodo e professionalità, seguendo quindi una modalità di lavoro che non trascuri nulla, dalla prima lettura all’ultimo giro di bozze.

Quanto influisce la passione e la curiosità per l’argomento sulla buona riuscita di una traduzione?

Sicuramente molto. Tradurre qualcosa di appassionante rende il lavoro più gradevole e leggero. Ma è anche vero che quando lavoriamo non siamo più lettori puri, siamo professionisti. E come per ogni professionista, la vera bravura del traduttore sta nell’essere flessibile, nell’affrontare ogni nuovo lavoro (che ci piaccia o meno) con rigore e serietà immutati.

Quando traduci, quali sono i settori editoriali che ti divertono di più?

Sono stata molto fortunata. Un po’ per caso, un po’ per caparbietà, sono finita a tradurre cose che mi piacciono parecchio.

Trovo ad esempio irresistibili i cosiddetti libri fotografici a tema turistico, ormai il prodotto con cui lavoro più spesso. Sono testi che parlano di viaggio, ma in modo leggero e accattivante; non hanno la puntualità e l’alto grado di approfondimento delle guide turistiche (che a dire il vero per me rendono il lavoro su questo tipo di testi un po’ noioso), ma conservano lo spirito avventuroso, il fascino per l’esotico, per la spigolatura, per l’aneddoto. Mi è capitato di recente di tradurre un bel fotografico sulle 500 singole mete imperdibili nel mondo: poche righe per ogni meta, molte belle fotografie: avete idea di quante cose bizzarre imparo ogni giorno? Naturalmente, poi, amo molto la narrativa. Non la frequento spesso, purtroppo, ma spero che in futuro le cose cambino. A differenza di qualunque altro lavoro, tradurre narrativa non solo mi piace, mi diverte, mi sembra una sfida: ma, come leggere romanzi, mi placa, mi tranquillizza.

Come oggi accade frequentemente per molti lavori o professioni, anche per il traduttore si fa sempre più critico il “problema del tempo”. Spesso vengono richiesti tempi di consegna decisamente ristretti e insufficienti e ci si trova obbligati a sacrificare quella che è la fase preparatoria, cioè il documentarsi sull’argomento, sulla letteratura prodotta, sull’autore. Come potrebbe, un traduttore, affrontare al meglio queste difficoltà?

Come ho detto più su, proprio per sollevare questo problema abbiamo deciso di proporre agli iscritti alla bottega una sfida che tenesse in conto anche l’elemento “tempistiche”. Avremmo potuto assegnare le traduzioni con molto anticipo per facilitare il compito agli iscritti, ma volevamo appunto simulare le difficoltà del mercato reale. Non credo esista una soluzione valida per tutti per il problema dei tempi ristretti, anzi a volte, semplicemente, una soluzione non c’è. Di sicuro può aiutare sapere a priori come scegliere una strategia traduttiva, rendere la fase di ricerca più efficace e rapida utilizzando gli strumenti giusti, imparare a usare la lettura preventiva del testo (che la si faccia prima ancora di aprire il file word o che per prima lettura si intenda la primissima stesura grezza) per sciogliere nodi e impostare il lavoro successivo. Tutte cose di cui parleremo, ovviamente.

Nel “cassettino” dove, fin da bambina, hai riposto i tuoi sogni ci sono i propositi di rinascere sirena, fare la scrittrice in una piccola mansarda al centro dell’Isola di Kampa, diventare la nuova Grazia Cherchi,  fare la cooperante in Bosnia, la travel blogger, la scout di narrativa canadese. Hai già pensato a quale potrebbe essere il prossimo?

Molti di questi ancora non li ho realizzati (l’isola di Kampa è ancora lì che mi chiama, la sento), quindi potrei sempre riciclarli! Scherzi a parte, in questa nuova (e soddisfacente) fase della mia vita mi rendo conto che proprio la formazione e lo scambio con i colleghi (e gli aspiranti tali) mi stanno dando le soddisfazioni più grandi. Quindi chissà, il prossimo proposito potrebbe essere andare a fare la sirena e la scout di narrativa in Canada con il portatile sottobraccio: tempo per un nuovo webinar potrei comunque trovarlo, tra un’onda e l’altra e tra un romanzo e l’altro.

Grazie Barbara!

 


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