CHI È TRADUTTORE ALZI LA MANO – LA STORIA DI MARIA RITA LANA
Pubblicato il 28 Aprile 2016 alle 16:13 0 Commenti
Chi è traduttore alzi la mano – Storie di una professione.
Le ali della curiosità | di Maria Rita Lana
Nel 1970 ho solo sei anni e sogno di diventare archeologa. A dieci anni mi vedo notaio… anche se penso che tutti i notai siano maschi ! Nel 1976, a soli dodici anni e mezzo, il mio primo viaggio studio in Inghilterra. Ricordo ancora quel giorno di inizio agosto in aeroporto, quando con la pesantissima valigia (non trolley !), tutta fiera del mio passaporto nuovo fiammante – nessuna delle mie amichette ne possedeva uno, dato che i genitori non permettevano loro neppure di andare in gita con la scuola – incredula ed eccitatissima mi presento al check-in e prendo quel volo che mi rivelerà la mia vera anima.
Da allora un’altalena continua tra la lingua francese, che studiavo diligentemente alle scuole medie, e la lingua inglese, che coltivavo in modo totalmente diverso, fatto, per anni, di lunghi pomeriggi invernali da autodidatta nel piccolo centro della provincia di Latina dove vivevo e dove non esistevano scuole di lingue. E finalmente arrivava ogni anno l’estate, quando le mie partenze per Londra si rinnovavano regolarmente e mi si riapriva il mondo. Due condizioni di studio – del francese e dell’inglese – agli antipodi l’una dell’altra.
Risultato: mi esprimevo in un francese scritto assolutamente impeccabile per la mia età, ma ero quasi totalmente priva di abilità orali, mentre il mio inglese progrediva velocemente in entrambi i sensi.
Questo percorso proseguiva sugli stessi binari paralleli anche negli anni del liceo classico, dove la vita era un po’ più complicata – o facilitata, a seconda dei punti di vista – dallo studio del latino e del greco antico.
Estate 1982: il “viaggio della maturità”, l’esperienza della Grande Mela, dove tutto è possibile e che sola può darti la sensazione di avere il mondo in mano. Meta decisamente alternativa rispetto a Formentera o Ibiza, allora e tuttora gettonatissime dai maturati di fresco. E poi il ritorno in Italia, con la determinazione di scegliere le Lingue per la vita, o forse le Lingue avevano scelto me?! me con la m minuscola, perché ritengo che l’umiltà di non sapere, unita ad un’insaziabile curiosità, sia l’atteggiamento giusto per progredire nella conoscenza.
Autunno 1982: mi trasferisco a Perugia, dove la “Scuola Superiore Europea per Interpreti e Traduttori” era da poco nata. Non a Roma, dove la allora più blasonata analoga Scuola sarebbe stata una soluzione più comoda, data la distanza da casa. Ma Roma era troppo vicina e ciò non la rendeva abbastanza interessante ai miei occhi.
L’ingresso nella Scuola di Perugia segna la svolta: ora si fa sul serio, si affronta quella montagna della lingua tedesca dalla cima quasi irraggiungibile, una vera sfida per me che sono di madrelingua italiana. Un’esperienza unica. Ed è proprio nelle ore di tedesco in aula che ho potuto dare un senso all’aver patito cinque lunghi anni al liceo con lo studio delle “lingue morte”, ma in realtà più che mai vive, divenute per me strumenti insostituibili nell’apprendimento della lingua-mostro, come molti vedevano allora il tedesco, banalmente o se preferite, “ignorantemente”.
E saltando da un’estate all’altra tra Europa e Americhe – con avventure e disavventure di ogni tipo – ospite di amici o ragazza au pair, con la stessa megavaligia che, nonostante quasi a pezzi, conservo ancora oggi per affetto, il tempo vola e trascorro l’ultima estate da studentessa in Germania, frequentando corsi di lingua nelle università di alcune tra le più belle città d’Europa, prima Brema (Hochdeutsch!) e poi Heidelberg, dove, come vuole la tradizione locale … Ich hab’ mein Herz in Heidelberg verloren… ed io ci casco in pieno. Però c’è un problema: lui viene dalla Francia del nord e vi ricordo che, nonostante la scrivessi benissimo, parlavo e comprendevo ben poco la lingua di Napoleone.
Ma l’amore fa miracoli e, conseguito il diploma finale, eccomi nel 1986 trasferita a Reims, la città di Giovanna d’Arco, nella Champagne, dove trascorro il freddissimo inverno studiando come una forsennata e lavorando in quattro lingue per l’ente del turismo locale, traducendo a gruppi di turisti le preziosità delle cattedrali gotiche o la méthode champenoise nelle cantine delle notissime case produttrici di bollicine, o ancora facendo da interprete via telefono – skype era fantascienza – per conto di agenzie disseminate un po’ in tutto l’Hexagone. La mia prima esperienza di interpretariato risale proprio a quel periodo quando vengo chiamata ad assistere una delegazione di operatori doganali europei (con tanto di capricciose mogli al seguito) in occasione di una visita alla centrale operativa del Tunnel del Fréjus che era stato da poco inaugurato.
Ma già a gennaio i miei al telefono dall’Italia non fanno altro che ripetermi quanto siano belle le prime mimose in fiore e a marzo non resisto più, ho bisogno di rigenerarmi con sole e mare. Forse tornerò in Francia, uno o due mesi dopo… salta però fuori un imprevisto: dopo soli venti giorni dal mio rientro in Italia mi viene offerto un contratto a tempo indeterminato nella divisione export di una grande azienda a Sabaudia, a due passi dall’incantevole riviera di Ulisse. Come rifiutare ? Mi si offre l’opportunità di tradurre e comunicare a tempo pieno nelle mie lingue di lavoro, è difficile dire di no. Accetto, ma qui terminano le mie follie di esploratrice. Assumo l’impegno, lo porto avanti con rigore e più che mai carica di entusiasmo, anche se mi sento piccola piccola in un ambiente dove pullulano i megadirigenti.
Iniziano gli orari impossibili, gli incontri con i clienti più strani del mondo, le estenuanti fiere all’estero dove ogni giorno è una nuova scoperta.
Bene, ora che ho scelto la stabilità, corro però ad “attrezzarmi” come si deve per costruire parallelamente alla mia vita in azienda la mia attività di traduttrice freelance, alla quale non intendo assolutamente rinunciare. Il mio primo cliente è lo studio di consulenza automobilistica di mio padre che, nel pieno boom delle importazioni di veicoli esteri, mi sommerge settimanalmente di traduzioni di documenti amministrativi e tecnici con tempo di consegna richiesto: IERI. Cominciano le notti interminabili alla mia scrivania, con gli occhi che pietosamente si chiudono quando le forze sono esaurite. Ma puntualmente la mattina successiva il lavoro è pronto e sono la prima della fila in Procura per asseverare i miei lavori e rispettare i tempi di consegna concordati.
Estate 1991: una multinazionale agrochimica, per la quale lavoro ancora oggi, mi prospetta una serie di traduzioni tecniche per le quali è necessaria l’iscrizione all’albo dei CTU del tribunale. Non esito: metto su un ricco dossier di documenti per intraprendere la procedura che, nel mio caso, dura ben sette mesi. L’esame in Camera di Commercio, ultimo, ma più importante step, è rimandato per ben due volte causa commissione esaminatrice incompleta. Finalmente, alla terza convocazione ci sono tutti e, in sovrappeso di venti chili perché incinta della mia prima figlia, mi presento puntualissima e determinata – dovevo sostenere quell’esame assolutamente prima che si scatenassero le doglie !
Ottenuta questa ulteriore qualifica mi si spalancano nuove porte – comprese quelle della burocrazia che, come molti, non amo.
Tutto ciò avviene in contemporanea con la mia attività all’interno di aziende di vari settori, nelle quali sperimento situazioni tanto interessanti quanto spericolate e in cui mi ritrovo a tradurre testi di natura molto eterogenea: dai business plan alle turbine idroelettriche, da progetti di sfarzosi yacht destinati ai paesi arabi alle relazioni sull’utilità (non di certo per i comuni mortali) di modernissimi aerei executive . Il tutto alternato con interventi di interpretariato in trattative con personaggi a dir poco singolari.
Primavera 1993: quasi per caso, rispondendo a un annuncio di giornale – a dispetto dell’Italia dei raccomandati – mi ritrovo catapultata in un settore del tutto nuovo, quello del florovivaismo, che da allora non ho più lasciato. Ora le mie competenze linguistiche sono a pieno servizio di “fabbriche di piante”, un universo pieno di sorprese – nonché di bellezze della natura – dove non mi faccio mancare proprio niente: schede tecniche dei vegetali, testi pubblicitari, contratti commerciali, comunicati stampa, siti web e molto altro.
Estate 2000: ottengo, quasi incredula – sai quando proprio non ci speri – un orario part-time che mi consente di seguire il lavoro in azienda e la famiglia, nel frattempo cresciuta. Grazie a non so quali magie che solo noi donne sappiamo fare – prendiamocelo pure questo momento di gloria – porto avanti con caparbietà la mia attività di traduttrice freelance, collaborando principalmente con studi legali (primo fra tutti quello dei miei fratelli), commercialisti, aziende agroalimentari e piccoli privati, per i quali traduco, come si può immaginare, testi di ogni genere, dalla cartella clinica alle fonti per tesi di laurea.
Non posso naturalmente omettere la miriade di lezioni di lingua e di traduzioni fatte (anche pro bono) nei primi anni di attività per gli amici e per gli amici degli amici… e non credo di essere stata l’unica ad essere passata anche attraverso questo tipo di esperienza…
2015: con entrambi i figli ormai studenti universitari spicco di nuovo il volo e intensifico determinatissima l’approfondimento delle mie tre lingue di lavoro, studiando “avidamente” a casa e seguendo corsi di formazione, come quelli che la STL magistralmente organizza e che seleziono accuratamente in base ai miei interessi, alle mie curiosità e, perché no, anche in base alle esigenze del mercato. Ed è proprio la mia curiosità che mi ha spinto a cimentarmi perfino con la lingua giapponese, così, tanto per capire cosa si prova a vedere – e “guardare” – il mondo con occhi alternativi , oltre che per mettere alla prova i miei neuroni (lotta dura considerando che i miei compagni di corso sono tutti liceali !).
Riconosco nel mio percorso il ruolo determinante della mia vita di azienda, che non ho mai lasciato e che con la sua dinamicità arricchisce innegabilmente la mia attività di traduttrice freelance, dandomi quel “guizzo” in più e quella trasversalità che forse non avrei se le mie giornate si svolgessero unicamente a tradurre nel mio studiolo privato.
Questa è, in sintesi, la mia storia, almeno la parte già scritta. Guardo lontano… progettualità è una filosofia di vita che mi trasmette ogni giorno mio padre che a 92 anni continua a fare progetti per il futuro!
Un abbraccio a tutte e a tutti, Maria Rita
MARIA RITA LANA – originaria di Cori, incantevole centro preromano in provincia di Latina, dopo la maturità classica ho frequentato la Scuola Superiore Europea per Interpreti e Traduttori di Perugia. Da qui mi sono trasferita per qualche tempo nel nord della Francia dove ho esordito come interprete turistica e insegnante di lingua italiana. Rientrata in Italia ho iniziato a lavorare nelle divisioni export di aziende private di vari settori, dalla componentistica elettronica al florovivaismo, che ormai “frequento” da oltre vent’anni e dove, oltre a curare le vendite export, traduco testi specialistici del settore vegetale, sia tecnico che commerciale, materiale di comunicazione, di marketing, pubblicitario e contrattualistico. Parallelamente ho sempre svolto l’attività di traduttrice freelance, principalmente per studi di consulenza automobilistica, studi legali e commercialisti, aziende agrochimiche, agroalimentari nonché per gli immancabili piccoli privati. Vedo questa mia “doppia dimensione” azienda-freelance come un punto di forza in quanto vivere quotidianamente il fermento della realtà economica mi conferisce un’ampiezza di vedute che arricchisce la mia attività di traduttrice. Per mantenere e migliorare le mie competenze linguistiche e per svilupparne di nuove studio con passione e mi aggiorno costantemente, anche seguendo corsi di formazione mirati che si rivelano sempre importanti momenti di confronto.Di recente mi sto interessando in particolare alla traduzione editoriale e giornalistica.Traduco da EN-FR-TED verso l’italiano. In alcuni casi, che valuto con cura, anche dall’ITALIANO verso le mie tre lingue straniere.Sono iscritta all’albo dei CTU del Tribunale di Latina, dove vivo.
Sto preparando il mio nuovo sito web, nel frattempo, semplicemente: mariarita.lana@mail.com
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