CHI È TRADUTTORE ALZI LA MANO – LA STORIA DI MARTINA RUSSO

Pubblicato il 2 Novembre 2015 alle 9:00 8 Commenti

Chi è traduttore alzi la mano – Storie di una professione.

Storia di una ragazza come tante che è diventata traduttrice tra libri, aeroporti e notti insonni | di Martina Russo

Per me, la traduzione è stata un percorso del tutto graduale, casuale e già “scritto nelle stelle” allo stesso tempo. Le lingue mi sono sempre riuscite bene. A 11 anni ho iniziato a imparare l’inglese e a 15 già correggevo i temi in inglese, spagnolo e tedesco delle mie compagne di classe… e così, inconsapevolmente, era già nata una piccola proofreader. Con la scuola però ho sempre avuto un rapporto conflittuale, per cui, finito il liceo, non avevo idea di cosa fare e di certo non mi passava per la testa di andare subito all’università. E così, tra i 18 e i 19 anni, con un po’ di soldi messi da parte visto che avevo iniziato a lavorare all’età di 16 anni, feci le valigie e me ne andai in Germania.

Vita da hostess (di terra)

Fast forward sul mio passato tedesco e arriviamo al 2009: passano i mesi, mi destreggio tra mille lavori in bar e ristoranti finché, un giorno, mi offrono un posto come hostess di terra in Alitalia, a Milano. Torno a casa… e mia nonna si presenta con i depliant di un corso di laurea in traduzione. Io non ci avevo nemmeno pensato, alla traduzione!

È il 2010 e, lo stesso giorno in cui inizio a lavorare in Alitalia, inizio anche a seguire i corsi in università.

È davvero dura: alzati alle 4 di mattina, infilati quella maledetta divisa, corri in aeroporto in macchina, affronta orde di passeggeri impazziti e sta’ attenta a non mandare i bagagli a Pechino invece che a Tokyo (ogni riferimento a situazioni o cose è puramente casuale…). E poi corri alle lezioni con frequenza obbligatoria con ancora indosso la divisa (e i tacchi). Per non parlare degli esami, per cui devi studiare dietro ai banchi del check-in tra un volo e l’altro. 150 chilometri al giorno e 1-3 ore di sonno alle spalle sono il mio pane quotidiano.  Ma, nel frattempo, già alla fine di quell’anno, in aeroporto conosco il mio primo cliente di traduzioni: un passeggero tedesco a cui ho fatto il check-in. Dopo avergli raccontato che ho vissuto in Germania e che sto studiando come traduttrice, lui mi dice: “Ah, noi cerchiamo sempre nuovi traduttori”, e mi dà il suo biglietto da visita. Così, mentre lavoro, studio e non dormo, avvio la mia giovanissima e inespertissima attività di traduzioni. Forse potrei anche continuare, peccato che lo stipendio tutto italiano basti a malapena a pagarmi la benzina, figuriamoci la costosissima retta universitaria. Così, un paio d’anni dopo, mi metto d’accordo con la Preside dell’ateneo per seguire i corsi a distanza, rifaccio le valigie e via, verso la Germania, la Svizzera, l’infinito e oltre.

Pronti al decollo?

In Germania e poi in Svizzera lavoro in un bar (e continuo con le traduzioni), guadagno un sacco di soldi, pago i debiti e torno a casa ogni 5-6 mesi per dare 25 esami nell’arco di due settimane. Un paio d’anni di questa vita (lo ammetto, grama) e — non ancora laureata —, dopo aver fatto varie esperienze che sarà difficile dimenticare (progetti orrendi con scadenze improponibili, sottopagati e con una mole di lavoro indecente), mollo tutto e mi dedico alle traduzioni. Passo così tanto tempo a leggere e a fare ricerca che quasi ci rimetto la vista.  Creo dei bei profili su tutti i portali di traduzione; mi cimento in un po’ di lavori, si intenda, ancora retribuiti da fame, ma a quel punto non so ancora bene come funzioni l’aspetto economico dell’attività. I soldi comunque cominciano ad arrivare, perciò prima mi trasferisco sul lago di Garda e poi (causa ex fidanzato completamente folle) direttamente in Tailandia, Cambogia e Laos.  A questo punto, però, il mio CV e il modo in cui approccio agenzie e clienti ancora non vanno. Un documento di 4 pagine che nessuno leggerà mai, con una rinfusa di lavori fatti fino ad allora e lo “scritto, parlato, compreso” delle lingue. Si salvi chi può.

La grande svolta    

E poi, finalmente accade: è il dicembre del 2013 e sono in Cambogia, sono le 7 di sera… e mi arriva un’email davvero interessante da un’agenzia Svizzera. Attenzione! Abbandono tutto e tutti e mi piazzo davanti al portatile per 2 ore a scrivere un’email assolutamente perfetta. Chiedo una tariffa decente.  È andata, mi vogliono e abbiamo firmato un contratto! Sono appena diventata parte di un team di traduttori fisso per un cliente importantissimo in Svizzera (con cui lavoro ancora oggi)!  Tutti i mesi passati a fare ricerche e a consolidare la mia presenza online, creare un sito per presentarmi, leggere e imparare a valutare me stessa e il mio lavoro hanno iniziato a fruttare davvero.

Da questo punto in poi, è un’ascesa — ancora faticosa — ma sempre più gratificante.

Aumento regolarmente le mie tariffe, rifaccio il CV infinite volte, chiedo consigli alle professioniste con la P maiuscola del settore (Marta Stelmaszak diventa il mio idolo indiscusso), mi iscrivo a gruppi dedicati alla traduzione in rete, mi presento a eventi o conferenze e via dicendo. Piano piano imparo i do’s e donts’ della professione di traduttrice, quali tariffe sono accettabili e quali no, come scrivere un CV con i fiocchi, come e dove cercare clienti, come scrivere un’email, l’importanza dei social network e del networking con colleghi/e.  Nel frattempo torno in Europa e mi trasferisco in Sud America, prima in Peru e poi in Ecuador (e alle isole Galapagos!). Questo è l’anno in cui cresco di più professionalmente: faccio alcune delle esperienze lavorative più importanti e gratificanti, inizio a collaborare con qualche collega e prendo una brutta batosta con un cliente che non vuole pagare. Scopro l’importanza di scrivere e avere un contratto prima di accettare un lavoro. E poi imparo anche come convincere clienti che non pagano da mesi a saldare la fattura entro ventiquattr’ore.  Un anno vola e ormai manca qualche mese alla laurea. Faccio un salto negli Stati Uniti e, tornata in patria, affitto una bella casetta in Val d’Aosta per l’inverno. Tra libri, lavoro e snowboard, a Marzo 2015 mi laureo.

Morale della favola

Dal giorno della laurea a oggi ho vissuto e sostato a lungo anche in Croazia, Bosnia, Portogallo e Malta. Prossima meta: Spagna, dove mi sono iscritta a un master in traduzione audiovisiva.  Per puro caso, ho avviato anche Translator At Work, dove io e il mio designer creiamo adesivi prespaziati in vinile per traduttori, interpreti, copywriter e altri professionisti che vogliono farsi notare da potenziali clienti, fare del marketing un po’ diverso o semplicemente mostrare con orgoglio chi sono e cosa fanno!

Cosa può insegnare la mia storia?

Ho 26 anni e per finire la triennale ce ne ho messi quattro, durante i quali ho avviato e fatto fiorire la mia attività; oggi lavoro su tanti progetti che adoro (e alcuni che mi pento di aver accettato, suvvia), ho tariffe da vera professionista, vengo contattata quotidianamente da clienti (per la maggior parte fantastici) che trovano il mio profilo in rete e ho raccolto un sacco di materiale e informazioni preziose che sono sempre felice di condividere con chi non sa da dove iniziare.  Non sono nata “con il sedere sull’ovatta” e le cose non sono mai state facili: a 16 anni ho iniziato a lavorare come lavapiatti in un ristorante in Toscana, sottopagata e sfruttata a 400 euro al mese!, e a 22 anni stavo per avere un esaurimento nervoso perché avevo 3 lavori, l’università e troppe spese.  Ma con molta determinazione, tenacia, passione, positività e fiducia nelle mie capacità, sono partita da zero e oggi sono sulla strada giusta. E a settembre ho fatturato una cifra record!  A chi vi dice che lavorare come traduttori non si può, che al massimo può essere il vostro hobby e non vi serba un futuro, girate le spalle e proseguite per la vostra strada! Fare il lavoro dei propri sogni (mettendocela tutta) si può, e si può DIGNITOSAMENTE.

 

 

Nata e cresciuta Milano, Martina è presto diventata una cittadina nel mondo e ha vissuto in più città e Paesi di quanti ne riesca a ricordare. Tra un viaggio e l’altro ha anche ottenuto una laurea in interpretariato e comunicazione e oggi frequenta un Master in traduzione audiovisiva. Parla l’inglese, il tedesco e lo spagnolo a livello professionale e dal 2010 utilizza le sue competenze linguistiche per aiutare aziende e privati ad avere successo nel mercato italiano e svizzero italiano. Quando non è impegnata a tradurre, sicuramente la trovate in viaggio, a fare sport (estremi), a leggere o a guardare video sui gatti. Gestisce anche Translator At Work, una piccola ma dinamica attività di marketing che aiuta traduttori, interpreti, copywriter e altri professionisti a distinguersi dalla massa. Sul web la trovate praticamente ovunque: su Moving Words, su LinkedIn, su Twitter e sulla pagina Facebook e l’account Instagram di Translator At Work.

 

Vuoi che anche la tua storia sia pubblicata? Leggi il progetto Chi è traduttore alzi la mano e raccontaci il tuo percorso professionale. Ti aspettiamo!

  1. Giuseppina Dede ha detto:

    Accendere il pc, controllare le email e leggere che è stato pubblicato un nuovo post su Stl e scoprire con piacere la storia e le avventure di Martina. Ciò che mi serve per non mollare e continuare a credere in questo lavoro. Da quando la mia Prof di Inglese delle medie, dopo una verifica come tante, si rivolse a me con testuali parole: -“Giuseppina, come hai fatto a tradurre così bene questo brano visto che quella parte di grammatica non lo abbiamo ancora studiata?”- Immaginate la mia soddisfazione, piccola, forse insignificante per qualcuno, ma allo stesso tempo grande per la mia età.
    Mi riconosco in molte delle tue esperienze, Martina. Io ho 32 anni (sono un po’ in ritardo, lo ammetto), aspirante futura traduttrice e web writer, mi sono destreggiata e mi destreggio tra un lavoro e un altro lavoro, liceo, università e casa, da quando avevo 15 anni. Esperienze, delusioni, fatica, soddisfazioni, tenacia, momenti al limite del tragicomico. Nonostante tutto e tutti… ce la sto mettendo tutta. Forse un giorno arriverà una email importante, ma nel frattempo, nel mentre, io continuo a darmi da fare e a ” creare” il mio lavoro.

    • Sabrina Tursi ha detto:

      Giuseppina, sai come la penso. Se è quello che vuoi, ce la farai! 😉
      Un abbraccio e grazie per includerci tra le tue letture. Sabri

  2. Rita ha detto:

    Ciao,
    articolo molto interessante, per una agli inizi come me e che vuole specializzarsi in marketing proprio come te come faccio? Ho la laurea in lingue e poco disponibilità economica. Secondo te i clienti mi prenderebbero seriamente?

  3. Audra ha detto:

    Martina e’ una ragazza molto in gamba e molto, molto sveglia. La semplicemente adoro! 🙂

  4. Roberta Toppetta ha detto:

    Martina, complimenti. Sei da emulare. Se scrivi un’autobiografia, fammelo sapere: voglio leggerla.

  5. Erika ha detto:

    Ciao Martina, ho appena letto la tua storia, davvero emozionante!
    Anche io da un paio d’anni ho intrapreso la strada della traduzione audiovisiva, iniziando come hobby finché non mi sono completamente innamorata di questo campo.
    Posso chiederti che master stai seguendo in Spagna? Io mi ero interessa su quello (online) presso la Universidad de Cádiz, ma ho visto che anche a Madrid e Barcelona ci sono… grazie in anticipo!


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