Chiara Serani intervista Bruno Berni

Pubblicato il 28 Gennaio 2014 alle 10:47 0 Commenti

 

In vista del corso “Tradurre i linguaggi settoriali in letteratura” del prossimo 1° marzo, ho intervistato il nostro docente, Bruno Berni, per avere qualche anticipazione sui contenuti dell’incontro e sull’argomento che tratterà.

Buona lettura, Chiara Serani

Cosa si intende, precisamente, per linguaggi settoriali?

I linguaggi settoriali sono quelli rappresentati dai termini, che sono caratteristica del linguaggio scientifico, privi di ambiguità semantica: vanno identificati e trasferiti nella lingua di arrivo con la maggiore precisione possibile, facendo ricorso a strumenti precisi.

Perché, a tuo parere, i linguaggi settoriali hanno tanto rilievo nel giallo e nel thriller?

Hanno molta importanza in letteratura, perché contribuiscono all’ambientazione, talvolta solo per aumentare il tasso di realismo, spesso – come nel giallo – per sottolineare la credibilità della narrazione o per motivi strumentali. Si pensi per esempio alla medicina legale, alla balistica. Nel giallo i termini hanno spesso un ruolo di primo piano.

Di quali altri opere, oltre al thriller di scuola scandinava, hai intenzione di parlarci nel tuo seminario?

Naturalmente non parlerò solo di giallo nordico, ma anche di altre opere narrative in cui l’uso del linguaggio settoriale ha un ruolo di primo piano. E anche se non fosse di primo piano, il trattamento dei termini in un’opera della letteratura va affrontato con gli strumenti adatti, perché il loro uso corretto permette di fornire al lettore informazioni spesso determinanti per la comprensione dell’opera.

Quali sono le maggiori difficoltà nel dover tradurre i linguaggi settoriali in letteratura?

Trattando i linguaggi settoriali, il traduttore deve farsi volta per volta esperto quanto e – come vedremo – anche più dell’autore, affrontando l’opera con attenzione e competenza.


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