Diventare traduttori: la traduzione editoriale

Pubblicato il 19 Maggio 2015 alle 10:39 0 Commenti

Diventare traduttori - La traduzione editoriale - Intervista a Bruno Berni e Valentina DanieleUn’intervista di Chiara Serani a Bruno Berni e Valentina Daniele.

(Per entrambi) Oggigiorno la narrativa di genere ha, in campo editoriale, un successo senza paragoni: suggerite a un aspirante traduttore di scegliere il “suo” e specializzarsi in quel campo oppure, con un’adeguata preparazione, si può spaziare fra generi diversi?

B. Credo sia utile, per un aspirante traduttore, trovare una o più specializzazioni, ma senza esagerare. Bisogna anche tener conto del fatto che il successo di un sottogenere può essere momentaneo e l’eccessiva specializzazione può essere un danno: il fantasy passerà di moda, il thriller forse è già sulla buona strada. Può essere un vantaggio la specializzazione in un genere (poesia, teatro, letteratura per l’infanzia, saggistica) se procura un’attività continuativa, altrimenti neanche questo. La letteratura per l’infanzia non finirà mai, la poesia esisterà sempre, ma un professionista dovrebbe essere in grado di spaziare su diversi registri trovandosi a suo agio, mettendosi volta per volta alla prova, magari in epoche diverse della sua attività. Con la capacità di seguire il mercato e di trovare nuovi stimoli.

D. Quello che dico agli allievi dei miei corsi di traduzione è di prepararsi a diventare traduttori di genere, perché è molto probabile che il loro primo incarico sia un “femminile” o un romanzo per young adults, che sono da anni tra più venduti in assoluto. Per contro esiste anche un rischio (e parlo per esperienza personale): quello di finire in una nicchia dalla quale poi è difficile uscire. Se un editore si fida di noi, per quel certo genere continuerà ad proporci solo titoli di quel genere. E quando ci presenteremo ad altri editori, sarà quasi inevitabile continuare a lavorare con quei titoli. Naturalmente questo vale soprattutto per chi traduce dall’inglese. Per chi lavora con lingue meno diffuse il problema delle nicchie non esiste.

(Per entrambi): Che differenza c’è, secondo voi, tra tradurre narrativa di genere e narrativa d’autore?

B. Credo che in fondo non ci siano grandi differenze, e lo so bene che la risposta potrà sembrare strana. Ma oggi spesso la narrativa d’autore è di genere. O forse la narrativa di genere è spesso d’autore. E gli strumenti possono cambiare, ma gli strumenti del traduttore cambiano sempre, cambiano a ogni opera, cambiano nelle diverse epoche della sua attività, viviamo in una continua necessità di imparare, in una camaleontica esistenza in cui ogni nuova opera chiede un nuovo registro e si passa (ed è anche bene) da un romanzo di genere, magari di scarsa qualità, a un romanzo d’autore di qualità eccelsa. O da un romanzo di genere di qualità eccelsa a un romanzo d’autore di scarsa qualità…

D. Non ne sono del tutto sicura, visto che non ho mai tradotto letteratura “alta”; però ho avuto la fortuna di lavorare su libri di genere scritti da grandissimi autori, come Terry Pratchett, Lemony Snicket o Diana Wynne Jones. Sono autori che hanno creato mondi, linguaggi, stili particolari che presentano spesso notevoli difficoltà di traduzione.

(Per V.D.) Nella traduzione di testi per ragazzi è molto importante, forse ancor più rispetto ad altri generi che spesso presuppongono un pubblico maggiormente variegato, avere ben presente l’uditorio di riferimento: come ti prepari a tradurre storie destinate ai più giovani?

Dipende molto dalla fascia d’età alla quale le storie sono rivolte. Non ho mai tradotto libri per bambini al di sotto dei nove-dieci anni, ma posso dire che a partire da quell’età non si deve aver paura di nulla. Non è facile, perché la tentazione di semplificare e normalizzare può essere molto forte. Soprattutto non si deve temere che i bambini “non capiscano”. I bambini capiscono tutto, apprezzano le parole inventate e i concetti astrusi. Le cose cambiano, e non in meglio, con la letteratura per adolescenti: a parte qualche raro esempio, il linguaggio di molti romanzi di questo genere è abbastanza piatto e ripetitivo, e naturalmente è un gran peccato. Le difficoltà maggiori si trovano nei romanzi di ambientazione scolastica: in Italia il gergo giovanile è molto caratterizzato a livello regionale, cittadino, e nelle grandi città addirittura cambia da un quartiere all’altro. In quel caso bisogna cercare un registro colloquiale ma il più possibile neutro, e non è semplice.

(Per B.B.) Il giallo è un po’ un “super-genere” nel quale confluiscono spesso temi e soggetti provenienti da altre forme di narrativa e linguaggi settoriali disparati: come ci si prepara ad affrontare la traduzione di un genere così stratificato?

Caratteristica del giallo moderno, soprattutto di quello nordico è, come ha scritto un critico, che il romanzo «tratterà sempre di qualcos’altro – e questo altro è ciò che c’è sulle pagine in cui non avvengono gli omicidi»: il genere combina la critica sociale tipica del giallo nordico del romanzo poliziesco con un forte realismo quotidiano che include i problemi personali dei protagonisti nei confronti di rapporti di coppia, famiglia ed economia. Ma negli ultimi anni il genere si è allargato appunto a comprendere altre forme, e si va dal dal poliziesco puro con grande tensione narrativa al thriller giornalistico, dal giallo macabro-sociale al thriller metafisico, e spesso il giallo nordico incontra la saggistica, il racconto filosofico e il romanzo psicologico, oppure si fa giallo scientifico, generando in tutti questi casi ciò che i nordici definiscono hybridroman, a metà tra racconto, saggio, romanzo psicologico, analisi sociale. Questo significa che anche gli strumenti del mestiere sono diversi e bisogna prepararsi entrando in contatto con diverse discipline, acquisire conoscenze terminologiche che non solo più solo balistica, medicina legale, giurisprudenza, ma possono essere zoologia, religione, geologia, persino astrofisica. Si tratta di conoscenze superficiali, che spesso tornano nell’oblio (per fortuna), ma durante il lavoro bisogna avere le carte in regola, trovare i termini giusti, comprendere di cosa si sta parlando.

Per chi volesse approfondire, segnaliamo i nostri corsi on demand in ambito editoriale, in particolare:

  • La Bottega on line di traduzione editoriale tenuto da Barbara Ronca (e con Valentina Daniele nel modulo di traduzione dal tedesco).
  • il modulo 8 di ‘Diventare traduttori‘, il nostro percorso on demand di alta formazione per aspiranti traduttori e per traduttori professionisti che desiderano specializzarsi in ambito editoriale.

 


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