DIVENTARE TRADUTTORI – L’importanza della specializzazione | Intervista a Barbara Ronca

Pubblicato il 13 Settembre 2014 alle 13:03 0 Commenti

Diventare traduttori - Intervista a Barbara Ronca

Quanto e perché è importante specializzarsi, in un campo come quello della traduzione?

Nel mondo della traduzione specializzarsi è fondamentale. Negli ultimi anni il numero di traduttori e aspiranti tali è aumentato vertiginosamente: il che è una buona cosa, perché questo permette di offrire ai committenti una scelta più ampia e variegata, e aiuta noi traduttori a mantenere alta la qualità dell’offerta. Il mercato delle traduzioni è però limitato: specializzarsi significa avere più possibilità di farsi notare, e offrire a committenti con esigenze particolari servizi su misura. In ultima analisi dunque, se siamo abbastanza abili, la specializzazione è un mezzo per arrivare a fidelizzare i committenti e gestire le trattative con maggiore forza contrattuale.

Quali competenze deve avere – se deve averne – un traduttore di letteratura di viaggio?

Un traduttore di viaggio è una creatura ibrida, che deve sviluppare – o affinare – competenze tecniche e pragmatiche, ma anche teoriche e fattuali. Sempre in bilico tra traduzione tecnica ed editoriale, tra localizzazione e traduzione, questo professionista deve conoscere il mondo e avere una curiosità onnivora; sapersi muovere con agilità tra nozioni di geografia, storia, architettura, gastronomia ecc; sapersi confrontare tanto con testi di promozione turistica quanto con testi di taglio strettamente letterario; imparare infine a proporsi ai committenti nel modo più accattivante possibile.

Come si fa a capire in quale settore è meglio specializzarsi?

Non è affatto semplice capire in cosa specializzarsi (ed eventualmente come farlo); credo però che ogni decisione di questo tipo debba partire da una valutazione obiettiva delle proprie capacità: cosa mi riesce meglio? Cosa mi appassiona? In quali argomenti sono particolarmente ferrato, o rispetto a quali campi del sapere posso offrire una competenza superiore alla media? Rispondendo sinceramente, il traduttore avrà una buona base di partenza per capire dove andare. Difficilmente, ad esempio, un laureato in lettere con una viscerale avversione per i computer potrebbe diventare un bravo localizzatore di software. Certo, tutto è possibile, ma come in molte cose seguire il percorso più semplice aumenta le possibilità di successo.

Una volta individuate le nostre “inclinazioni naturali” è utile chiedere consiglio a colleghi più esperti, studiare con attenzione il particolare settore di mercato che ci interessa (questo è davvero un passo indispensabile) e mettere in atto una strategia che ci permetta di distinguerci.

Ci sono delle specializzazioni più redditizie di altre?

Naturalmente sì, almeno in senso assoluto: decidere di voler tradurre romanzi per una grande casa editrice, e di non potersi accontentare di nulla di meno o di diverso, nemmeno a inizio carriera, potrebbe rivelarsi una scelta fallimentare; stabilire invece di poter fare il traduttore giuridico perché si hanno le competenze giuste e si è in grado di reinventarsi potrebbe portare a una vita lavorativa un tantino più semplice. Ma credo che ciò che fa la differenza sia spesso la capacità di promuoversi del singolo traduttore, la sua abilità di fare rete, di confrontarsi con i colleghi e di non lasciarsi sfuggire le opportunità che gli si presentano. Se ci si avvicina a questo mestiere, insomma, è bene farlo con le idee chiare e molta grinta.


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