Kit di sopravvivenza per traduttori “nomadi”

Pubblicato il 9 Maggio 2019 alle 9:50 0 Commenti

Vita da traduttori - STL Formazione

di Chiara Rizzo

Il vecchio stereotipo del traduttore chiuso nella sua stanzetta, immerso tra le pagine di mille dizionari con un gatto sulle ginocchia ed ettolitri di tè verde a portata di mano, è ormai solo un lontano ricordo. Qui a STL abbiamo colleghi impavidi che macinano cartelle tra un tuffo da una cascata e le coccole a tartarughe ultracentenarie delle Galapagos, altri che si occupano della transcreation di siti e brochure di marketing nelle pause tra un’arrampicata e l’altra, altri ancora che si dividono con buona pace del jet lag tra il Regno Unito e la California, sempre impeccabili e ultraefficienti.

Ma anche senza spingersi troppo in là, è probabile che molti di voi riescano (e debbano…) a lavorare un po’ ovunque: nella macchina parcheggiata, mentre il figlio è a lezione di nuoto, a casa dei suoceri, sui mezzi pubblici. Ed è per questo motivo che abbiamo pensato di confezionare un piccolo kit da viaggio per il traduttore “nomade digitale” del terzo millennio: non risorse “indispensabili”, ma piccoli spunti e “chicche” che in parte vi aiutino a guardare con occhi nuovi il vostro vagabondare (e a viverlo con leggerezza).

Non vi resta che preparare lo zaino… Buona lettura!

CONNESSI ON THE ROAD

Dove vai, se il WiFi non ce l’hai? In un’epoca di risorse, dizionari e corpora disponibili gratuitamente online, una buona connessione a Internet è un qualcosa a cui proprio non possiamo rinunciare. Se poi questo si accompagna alla disponibilità di prese di corrente a cui caricare i nostri mille dispositivi e gadget tecnologici e – perché no? – a dell’ottimo caffè da cui ricavare l’energia per affrontare ritmi e carichi di lavoro particolarmente pesanti, siamo proprio a cavallo! In questa sezione dedicata di NomadiDigitali trovate un elenco, puntualmente aggiornato, dei servizi online più utilizzati dai freelance per trovare spazi di lavoro condivisi, attrezzati e connessi in ogni città del mondo. In alternativa, potete scaricare direttamente sul vostro cellulare un’app apposita, come Instabridge o WeFi Pro (ce ne sono diverse che funzionano alla perfezione anche offline, disponibili sia per Android che per iOS), in grado di ricercare gli hotspot nei paraggi in modo da avvicinarvi per connettervi.

UN LIBRO PER RIFLETTERE

Il peggior nemico del freelance, si sa, sono le distrazioni. Ci succhiano la vita, ci fanno perdere di vista gli obiettivi affogandoli nel tran tran delle mille seccature quotidiane (che molto spesso siamo noi stessi a infliggerci), ci ostacolano nel cambiamento. Riconquista il tuo tempo (BUR, 2018) di Andrea Giuliodori – ingegnere, ex manager e autore del seguitissimo blog di crescita personale EfficaceMente – è una guida agile e scorrevole, ricca di spunti e consigli di immediata applicazione (e corredata da risorse, esercitazioni e approfondimenti supplementari accessibili da un’area riservata del blog a chi abbia acquistato il libro):  strutturato come una giornata immaginaria, accompagna il lettore – ora dopo ora – alla scoperta di strategie e pratiche concrete per riprendere il controllo della propria esistenza. Perché “lo scopo del fare non è produrre di più, ma avere il tempo per vivere di più”.

DIMMI COME USI IL CELLULARE E TI DIRÒ CHI SEI

Se tra le vostre fonti di distrazione a farla da padrone è (ipotesi assai probabile) il cellulare, dovete proprio scaricarvi Quality Time. Un’app imparziale, assolutamente obiettiva, che monitora il tempo passato a smanettare sul vostro smartphone (a conversare al telefono, a spippolare con i giochini, a spulciare i social) al di là dei condizionamenti e delle percezioni personali. Non solo: con il passare dei giorni, vi aiuterà a individuare in quali momenti della giornata vi dedicate a particolari attività, consentendovi di identificare comportamenti (e abitudini) malsani. Provare per credere, vi regalerà molte sorprese: prima di scaricarla uno dei vanti della sottoscritta era l’indipendenza dal telefonino. Grazie a Quality Time mi sono accorta che – una sbirciatina di qua, un WhatsApp di là – ci passavo incollata più di tre ore al giorno. E sono corsa ai ripari, con ricadute positive straordinarie in termini di produttività.

Per concludere, il vero “must” da portare sempre con sé è più che altro una consapevolezza: va bene l’essere connessi e operativi sempre e ovunque, ma con buon senso. Al di là dell’immaginario (proprio soprattutto di chi freelance non lo è…) che ci vuole liberi e svolazzanti come farfalle, diverse ricerche dimostrano come il lavoro in proprio sia una delle attività in fin dei conti più stressanti, proprio in virtù del suo carattere aleatorio e flessibile. Essere padroni del proprio tempo non significa sentirsi in dovere di regalarlo indiscriminatamente a destra e a manca, che sia alle app, a potenziali committenti noiosi come mosche cavalline o al chiacchiericcio da social. Insomma, focalizzate. Keep calm and… go on freelancing!


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