Marco Cevoli e i social media – un post di A. Spila

Pubblicato il 12 Aprile 2012 alle 15:57 2 Commenti

Pubblico volentieri questo post di Andrea Spila che, in vista del laboratorio che terrà con noi il 5 maggio prossimo a Pisa, ha fatto un’intervista a Marco Cevoli, partner dell’agenzia di traduzione Qabiria. Hanno parlato di Twitter e dell’uso dei social media per il marketing dei servizi di traduzione. La parte che ha attirato la mia attenzione è stata quella in cui  Cevoli afferma di non investire né denaro, né tante energie, ma ritiene che per ottenere risultati concreti – ossia clienti – “è necessario essere costanti, produrre contenuti appetibili, investire tempo (o denaro, facendolo fare a qualcuno). Soprattutto è essenziale stabilire degli obiettivi chiari.”

Concordo sul fatto che un buon uso dei social media non richieda necessariamente un investimento in denaro (a meno che non si deleghi questa attività ad altri). E, da profana quale sono, mi sento di avvallare anche la seconda affermazione. Quando a monte c’è una buona organizzazione, le energie da dedicare a questa attività non sono moltissime, se rapportate al ritorno che se ne ricava.

Vi ho messo il link al suo sito perché anche solo passarci un quarto d’ora è, a mio avviso, una lezione sull’importanza (e sull’efficacia) del saper comunicare contenuti in rete.

Buona lettura, Sabrina

  1. mcevoli ha detto:

    Grazie, Sabrina. Fa sempre piacere ricevere riscontri positivi dai colleghi. Permettimi di puntualizzare la mia posizione sui social media. Come qualsiasi attività di marketing, anche la presenza (e la promozione) sulle reti sociali è soggetta alle regole ormai codificate da decenni che si trovano in qualunque libro (serio) sul marketing tradizionale. L’investimento necessario per avere un ritorno redditizio da questo “social” marketing non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello necessario per altri canali (tv, radio, stampa, ma anche mail marketing). Come dico nell’intervista, è di vitale importanza seguire un piano ben delineato e investire qualcosa in più di poche ore a settimana per arrivare a generare traffico mirato, lead qualificati e, in ultima istanza, clienti. Poi sai, parliamo di scenari che hanno pochi anni di vita: è vero tutto e il contrario di tutto. Chiunque si definisca “esperto” di questi mezzi di comunicazione non può avere più di 5-6 anni di esperienza (ma di solito ne ha molti meno), dato che Twitter e Facebook si sono diffusi dal 2005-2006…
    Un saluto
    Marco

    • Sabrina Tursi ha detto:

      Ciao Marco, grazie a te delle osservazioni relativamente al tempo da investire in queste attività. Sono sicura che Andrea approfondirà ancora l’argomento al corso che faremo a maggio. E’ molto importante infatti, quando si pianifica, capire fin da subito in che misura si sarà in grado di gestire il fattore tempo, che è peraltro un costo.
      E’ vero che siamo all’alba di questo tipo di esperienze. E’ che va tutto così velocemente ormai! Quando ho letto le ultime due righe del tuo post mi sono stupita. E’ “solo” dal 2005-2006 che Twitter e Facebook si sono diffusi, e a me sembra un’eternità. Non ho inziato ad usarli da subito, ma adesso non potrei più farne a meno e ancora un sacco di cose mi sfuggono sicuramente. La verità è che, soprattutto per noi traduttori – categoria di professionisti molto isolata rispetto ad altre – sono diventati strumenti preziosissimi. Non solo per la divulgazione della nostra attività (importante da un punto di vista di marketing), ma anche per il confronto, la possibilità di dialogo, di conoscenza e di approfondimento che offrono quotidianamente.

      Grazie ancora per il contributo alla discussione Marco,
      ciao, Sabrina


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