Pisa Book Festival 2017 – STL intervista Lucia Della Porta
Pubblicato il 18 Ottobre 2017 alle 19:24 0 Commenti
di Chiara Rizzo
Da venerdì 10 a domenica 12 novembre il Palazzo dei Congressi di Pisa ospiterà ancora una volta il Pisa Book Festival, importante vetrina del meglio della piccola editoria indipendente. Un appuntamento significativo, quello di quest’anno, dato che la manifestazione festeggia nel 2017 il suo quindicesimo anniversario: nata in sordina nel 2003, l’iniziativa si è resa protagonista di una crescita e di un successo esponenziali, passando dai 56 editori espositori della prima edizione ai ben 180 che questo novembre porteranno a Pisa i loro titoli freschi di stampa e presenteranno in anteprima le novità più significative.
Fondatrice e direttrice del festival è la cordiale e preparatissima Lucia Della Porta, ideatrice fra l’altro dell’omonima casa editrice che dal 2008 pubblica saggistica storica divulgativa, biografie, autobiografie e interviste con personalità di spicco del mondo contemporaneo. Il suo è un percorso contraddistinto da sempre dal profondo amore per i libri e per l’editoria di qualità e da una grande attenzione alla cultura e al “mestiere” di chi con quella cultura lavora, che di recente ha portato anche a STL il gradito fiore all’occhiello del patrocinio del Pisa Book a Italiano Corretto, la due giorni di incontri e confronti sull’italiano che cambia organizzata ogni anno a maggio dalla nostra scuola in collaborazione con il blog doppioverso. Abbiamo intervistato Lucia per conoscere qualche anticipazione sul programma del festival di quest’anno (e non solo).
Negli ultimi quindici anni la vostra manifestazione è cresciuta tantissimo, ma allo stesso tempo è riuscita a salvaguardare la sincerità e genuinità degli inizi. Può raccontarci un po’ della sua genesi? Come è nato il Pisa Book Festival?
Il festival nasce come un’iniziativa del basso, ma ha origini nobili. Tutto è nato nel 2003 dal progetto Slow Book di Alfredo Salsano, a quel tempo direttore della casa editrice Bollati Boringhieri, che si batteva contro la velocità con la quale i libri si alternano nelle librerie. Per presentare il progetto Salsano venne a Pisa e mi chiese di organizzare una mostra di editori indipendenti, i primi interessati alla creazione di una rete di libri “lenti”, di libri che stanno a lungo sugli scaffali delle librerie. Lo Slow Book, purtroppo, non è mai decollato, a causa della prematura scomparsa del suo fondatore, ma sono felice di dire che il Pisa Book Festival ne ha raccolto l’eredità ed è rimasto negli anni fedele alla missione di valorizzare il libro di qualità.
Nell’editoria di oggi si assiste sempre più a un fenomeno di “concentrazione”: grandi gruppi editoriali si uniscono dando vita a veri e propri colossi. Crede che ciò possa rappresentare un rischio per i piccoli editori? Come sta la piccola editoria indipendente italiana? E qual è la sua personale percezione (e il suo pronostico per il futuro), visto che è anche in prima persona direttrice di una casa editrice?
La grandezza, in tutti i settori industriali, è sempre stata una forza, ma, per altri versi, anche una debolezza. La concentrazione di marchi porta una certa confusione nel lettore che ormai sceglie sulla base della notorietà dell’autore e non tiene conto della sigla editoriale. Per il piccolo editore è molto importante l’identità, restare fedele alla propria nicchia di mercato e puntare molto sulla scelta degli autori. La scuderia, insomma, è la forza dell’editore, è così che si assicura la visibilità in un mercato dove la concorrenza non viene soltanto dai colossi, ma anche dal self publishing coadiuvato dalle agenzie letterarie che sempre più svolgono il lavoro che un tempo era dell’editore.
Un accenno all’edizione di quest’anno: può darci alcune anticipazioni sul programma? Per voi si tratta di un anniversario importante (il quindicinale), ma è una ricorrenza significativa anche per il Paese ospite, la Finlandia, che festeggia il centenario dell’indipendenza. Il concetto di “libertà” e “indipendenza” ritorna con prepotenza un po’ ovunque in questa edizione, non trova anche lei?
La ringrazio per questa domanda che mi consente di rispondere a quanti mi chiedono “qual è il tema dell’edizione di quest’anno?”. Ebbene il tema è sempre lo stesso, la libertà e l’indipendenza, dello scrittore, in primo luogo, e dell’editore subito dopo. Da 15 anni difendiamo la libertà di esistere di tante realtà che valgono e che sono messe in difficoltà dai canali di una distribuzione costruita su misura da e per i colossi editoriali. A Pisa per tre giorni ci saranno più di 200 eventi, tante presentazioni di novità e tanti scrittori esordienti accanto ai grandi beniamini del pubblico.
Il Pisa Book Festival è da sempre uno degli appuntamenti più attesi e frequentati anche dai traduttori, grazie allo spazio “dedicato” nell’ambito del Translation Day, con gli incontri professionali a cura di Ilide Carmignani. Anche la recente collaborazione con Italiano Corretto dimostra una vostra particolare attenzione al tema della traduzione e in generale a chi opera in questo settore. Quali specifici benefici ritiene che il settore della traduzione editoriale e quello dell’editoria indipendente possano portarsi a vicenda?
Il traduttore è un grande alleato perché svolge quella funzione di scouting fondamentale per il piccolo editore che non ha le risorse all’interno della redazione. Gli incontri del Translation Day sono stati fondamentali per mettere in rete editori e traduttori e credo che ora che siamo inseriti nel progetto europeo CELA la rete si allargherà a livello europeo. Un bel traguardo per il nostro quindicesimo compleanno.
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