Sogno di un giorno di mezza estate | di Fabiano Bertello

Pubblicato il 16 Agosto 2016 alle 15:19 0 Commenti

Chi è traduttore alzi la mano – Storie di una professione

Sogno di un giorno di mezza estate | di Fabiano Bertello

Pomeriggio di fine estate del 2004. Un giovane me cammina per le strade di un anonimo sobborgo torinese e riflette. Di fronte a sé ha il passaggio ai trenta, ormai imminente e a lui questo pare il momento giusto per tirare le fila e dare un senso compiuto a tutto ciò che lo ha portato fin lì. Fin da piccolo ha sentito l’esigenza di seguire le proprie passioni, di lasciarsi guidare e trasportare da esse, convinto che questo lo avrebbe condotto verso la propria strada. Così non è stato. Giunto alla soglia dei trent’anni vede ora dietro di sé tante esperienze, variegate, variopinte, ma sempre e comunque affrontate in maniera superficiale e incoerente.

Trent’anni. È una soglia importante. Un’età alla quale ormai non puoi più definirti onestamente un ragazzo. Un’età in cui dovresti avere chiaro in testa cosa vuoi fare della tua vita.

È il momento per me di fare il punto della situazione, capire chi sono, cosa voglio diventare e come posso diventarlo.

La riflessione mi porta infine a puntare sullo studio delle lingue. Una passione che mi aveva accompagnato fin dalle scuole medie, quando compresi di avere un’affinità con l’inglese migliore rispetto a molti miei coetanei. Una passione che, unita a quella per i viaggi, mi aveva portato a esplorare idiomi e linguaggi sempre più diversi e lontani dai miei. Francese, spagnolo, rumeno, serbo-croato e infine, proprio qualche anno prima, anche il giapponese. E su quest’ultimo decido di puntare. Una lingua talmente lontana che potrei studiarla per tutta la vita e averne ancora da imparare. Una sfida difficile. Ne sono consapevole. E non potrei chiedere di meglio.

Pomeriggio di mezza estate del 2013. La congiuntura economica ha ormai raggiunto anche il settore in cui lavoro, l’automazione industriale, che finora era riuscito a reggere grazie all’export. È un momento di crisi. È un momento di svolta. La crisi è un momento in cui una cosa finisce per lasciare posto a qualcosa di nuovo. E io sono pronto ad accoglierlo.

Negli ultimi nove anni ho seguito corsi di giapponese, sfruttato al meglio la tecnologia attraverso chat, blog, forum, siti di giochi online e qualsiasi mezzo la mia fantasia mi suggerisse per migliorare la mia comprensione della lingua. Dall’estate 2005 ho cominciato anche a fare viaggi annuali nel Paese del Sol Levante per migliorare la mia fluidità e approfondire la mia conoscenza del territorio della cultura e soprattutto della quotidianità giapponese. Ho frequentato club scolastici, corsi di lingua, partecipato alle attività di un’associazione culturale. Ho affittato appartamenti, convissuto con coinquilini autoctoni, provato (con poco successo) a trovare un lavoro. Ho visto alcune delle città più importanti del Giappone, visitato musei, assistito a fiere, manifestazioni, rituali. Ho fatto tesoro di tutto ciò e mi sento pronto a fargli dare frutto.

Decido di contattare una giovane e promettente casa editrice italiana promettendole un affare che sapevo non avrebbero potuto rifiutare. E infatti accettano. Si tratta della pubblicazione in Italia di alcune opere di autori indipendenti giapponesi: un territorio ad oggi praticamente inesplorato, ma piuttosto allettante, dato che, a fianco di un gran numero di parodie e storie scadenti, presenta di tanto in tanto alcune vere e proprie perle, tanto che la stessa editoria giapponese spesso attinge a questa fonte per trovare nuovi autori. Il mio compito, in questo accordo, è selezionare e contattare questi autori per poi proporre loro la pubblicazione nel nostro Paese.

Il momento non poteva essere più propizio.

Da lì a qualche giorno avevo già in programma di partire per il mio ormai consueto soggiorno di un mese in Giappone e proprio durante questo periodo si sarebbe svolto a Tokyo il più grande raduno del settore: il Comic Market. Nel mese che lo precedeva feci un’accurata indagine, confrontandomi anche con la mia casa editrice di riferimento per individuare gli autori di maggiore interesse da contattare, ottenendo alla fine un elenco di una decina di nomi, ai quali se ne aggiunsero poi alcuni altri scoperti direttamente in fiera. Come prevedibile, non tutti accettarono subito la mia proposta, ma alla fine della manifestazione ero riuscito ad ottenere sei contatti che sembravano interessati all’affare. Ciò che avvenne in seguito, a molti potrà sembrare una brutta esperienza, ma io non la considero tale, in quanto mi tornerà molto utile in seguito; ma procediamo con ordine.

La casa editrice italiana con cui ero entrato in contatto, dopo tanto tergiversare, mi disse che il progetto era “per ora” da rimandare. Inutile dire che non se ne sarebbe più fatto niente. Ottenni in cambio un piccolo lavoretto di traduzione. Non certo al livello da ripagarmi per gli sforzi compiuti fino a quel momento, ma quantomeno posso dire che di per sé mi fu pagato discretamente bene. Nel frattempo, parlando con amici e colleghi, avevo ricevuto due suggerimenti che si sarebbero rivelati fondamentali.

Il primo consiglio fu di presentarmi di persona in fiera agli editori. Consiglio che rigiro volentieri a chiunque voglia approcciarsi al settore dell’editoria. Nel mondo di oggi, che tende a spersonalizzare i contatti umani, avere l’occasione di incontrare di persona coloro ai quali proponi il tuo lavoro può costituire un valore aggiunto da non sottovalutare. Molto spesso non riuscirete a incontrare direttamente l’editore, ma quando capiterà, le sue risposte e reazioni potranno insegnarvi molto, se saprete coglierne il significato.

Così è successo a me. Il primo editore con cui parlai mi fece subito capire un mio grosso errore. Aperto e sfogliato il mio curriculum vitae, obiettò subito che non avevo nessuna esperienza di rilievo. Aveva ragione. A parte alcune collaborazioni a livello amatoriale, non veniva citata praticamente alcuna esperienza. Inoltre, dare tanta centralità alle mie esperienze extra-professionali dava di me l’immagine di qualcuno che era lì più per gioco che per lavoro e non c’è niente che un committente odi di più della scarsa professionalità.

Rividi completamente il curriculum, forte anche di alcuni corsi di traduzione che avevo appena seguito – il secondo, utilissimo suggerimento di cui parlavo – eliminando completamente ogni accenno alle esperienze amatoriali e dando maggiore evidenza a quel poco che ero riuscito a concludere a livello professionale: l’intermediazione con gli autori giapponesi, il lavoro che ne era conseguito con quella stessa casa editrice e alcuni altri, comprese le proposte editoriali che avevo da poco inviato ad alcuni editori.

La nuova versione ebbe sicuramente più successo, tanto che sul finire della primavera 2014 fui contattato da una delle maggiori case editrici italiane di fumetto giapponese, che si diceva interessata a sottopormi una prova di traduzione. Non solo riuscii a superare la prova, ma ottenni anche i complimenti di chi la aveva esaminata. Da quel momento iniziò con loro una fruttuosa collaborazione che dura ancora tutt’oggi.


Si ringrazia per l’immagine Federica Di Meo e la Guruguru Fumetteria di Torino. Copyright dell’immagine: Monster Hunter Epic (Ryūta Fuse), Kono Sekai no Katasumi ni (Fumiyo Kōno), Viva il Ciclissimo (Katsuhiro Otomo, Katsuya Terada), Somnia (Federica Di Meo, Liza E. Anzen).

 

Fabiano Bertello, classe 1975, da sempre caratterizzato da una profonda curiosità e voglia di conoscere e comprendere, che lo porta a esplorare i campi più diversi, dalla chimica, alla matematica, all’informatica, alle lingue. Ottenuta la maturità professionale nel 1995, decide di interrompere gli studi per dedicarsi al lavoro a tempo pieno, ma dopo alcuni anni ritorna sui propri passi, iscrivendosi al corso di ingegneria meccanica, presso il Politecnico di Torino. È qui che inizia lo studio della lingua giapponese, che proseguirà poi attraverso associazioni e centri culturali come l’Associazione Sakura e il Cesmeo di Torino. Tra il 2013 e il 2015 frequenta i corsi di traduzione organizzati dalla traduttrice Isabella Blum e dalla scuola STL Formazione. Nel 2014 consegue l’attestato Proficiency di lingua giapponese (JLPT) livello N2. Dallo stesso anno inizia a collaborare con Edizioni BD nella traduzione di fumetto giapponese. Nel 2015 partecipa alla competizione Translation Slam, organizzata in collaborazione con Lucca Comics and Games, ottenendo la menzione d’onore nella sezione di lingua giapponese.

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