STL intervista Federica Aceto

Pubblicato il 5 Novembre 2014 alle 9:15 0 Commenti

Federica Aceto traduce narrativa dall’inglese da dieci anni. Tra gli autori da lei tradotti: Martin Amis, J.G. Ballard, Don DeLillo, Stanley Elkin, A.L. Kennedy, Ali Smith. Ha tenuto vari corsi sia online sia frontali per varie scuole di traduzione. Oltre a occuparsi di traduzione, insegna lingua inglese nella scuola media della casa circondariale di Rebibbia.

Oggi vi proponiamo un’intervista che le abbiamo fatto in vista del corso che terrà con noi a fine gennaio, in cui affronterà il tema della traduzione di testi ‘vintage’.

Buona lettura!

Sei la voce italiana di grandissimi autori anglofoni contemporanei, da Martin Amis a Don De Lillo; come sei arrivata a raggiungere un traguardo tanto ambito per un traduttore?

Per meriti, ma anche per fortuna. Per quanto riguarda Don DeLillo, per esempio, Point Omega doveva tradurlo una mia collega che a un certo punto ha dovuto rinunciare e che ha suggerito il mio nome. La redazione di Einaudi, con cui non avevo mai lavorato, mi ha contattato per una prova e di lì è nato tutto.

Cosa significa confrontarsi con voci autoriali così potenti come quelle che hai tradotto? Qualcuno sostiene che sia più facile affrontare autori molto bravi che autori mediocri: tu cosa ne pensi?

È decisamente più facile affrontare autori con una voce forte. Con loro hai la strada in parte già segnata, ti guidano, ti indicano quali scelte fare e soprattutto quali non fare. Quando un autore adopera la lingua con consapevolezza infonde un po’ di questa consapevolezza anche a te che traduci. Ciò non toglie che un traduttore possa fare un pessimo lavoro anche con un autore magistrale. Ma è più facile fare un pessimo lavoro quando il materiale di partenza è scarso.

Hai un blog* molto interessante in cui scrivi di traduzione e racconti le tue esperienze in questo campo; quanto è importante oggi, per un traduttore, padroneggiare i mezzi informatici ed essere presente sulla rete?

Padroneggiare i mezzi informatici è fondamentale. Io ormai faccio la maggior parte delle ricerche online. Senza i motori di ricerca, senza Wikipedia, senza i dizionari online, senza le comunità virtuali di traduttori che accorrono a frotte per aiutarti a risolvere un problema io non penso che potrei fare questo mestiere.

Per quanto riguarda l’importanza di essere presenti sulla rete di per sé non è qualcosa che necessariamente porta lavoro nuovo. Non è fondamentale per un traduttore avere un blog, per esempio o un profilo su LinkedIn. Ma per come sta cambiando il modo di funzionare dei rapporti sociali e lavorativi, essere presenti in qualche modo sulla rete è senz’altro un aiuto per venire a sapere di incontri, convegni, corsi, per conoscere altri traduttori o persone che lavorano nel mondo dell’editoria. Non mi stancherò mai di ripeterlo: questo non vuol dire che lavori solo se hai le conoscenze giuste, ma è chiaro che se non ti fai conoscere in qualche modo, vista la disparità enorme tra domanda e offerta in questo campo, è ovvio che non verranno a cercarti sulle pagine gialle, soprattutto se traduci dall’inglese.

Nel seminario di STL affronterai la questione del tradurre testi “vintage”: come delimiteresti, in senso cronologico, quest’insieme di testi?

Un limite cronologico preciso non saprei stabilirlo, ma diciamo che vintage (almeno per me) è tutto quello che un tempo ha fatto parte della quotidianità e dei ricordi di persone oggi ancora in vita.

Ci puoi anticipare quali testi sceglierai per la parte pratica del seminario?

Non ho ancora completato la scelta. Ma parlerò senz’altro di The Rachel Papers di Martin Amis, un romanzo pubblicato nel 1973 e che tradotto da me in italiano per la prima volta quest’anno e di End Zone di Don DeLillo, romanzo scritto nel 1972 e pubblicato in Italia solo l’anno scorso. Parlerò anche della nuova traduzione del Giovane Holden fatta da Matteo Colombo. E parlerò anche di serie televisive e film ambientati in epoche precedenti, e relativamente recenti, rispetto a quando sono stati girati.

 

* Il blog di Federica Aceto


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