STL intervista Marina Rullo, fondatrice di BIBLIT

Pubblicato il 27 Gennaio 2016 alle 17:38 1 Commento

Intervista a marina Rullo di Biblit - STL Formazione

di Chiara Serani

Intervistiamo oggi Marina Rullo, fondatrice di Biblit, noto sito di riferimento e risorsa imprescindibile sulla traduzione letteraria in Italia. Come si legge proprio sul sito, il forum di Biblit “nel giro di pochi anni è diventato uno strumento quotidiano di lavoro e comunicazione per centinaia di professionisti, nonché il ‘motore propulsore’ di numerose iniziative volte a sensibilizzare pubblico e media sul ruolo del traduttore letterario.”

Il sito di Biblit ha recentemente cambiato veste, rinnovandosi nell’aspetto e nell’organizzazione dei contenuti; ma come e perché è nata l’idea di un sito interamente dedicato ai traduttori letterari ed aspiranti tali?

L’idea di Biblit è nata nell’estate del 1999, quando Internet muoveva i primi passi “social” in Italia attraverso BBS e mailing list. La positiva esperienza con la mailing list sulla traduzione Langit, di cui allora facevo parte, e un primo approccio non esaltante con il mondo editoriale italiano mi hanno fatto capire subito l’importanza della condivisione e della solidarietà in un settore fortemente individualistico e ancora poco conosciuto come quello della traduzione letteraria. Di lì a lanciare una mailing list dedicata a chi traduce testi letterari da e verso l’italiano il passo è stato breve. Mi hanno seguita subito in trenta, poi piano piano siamo cresciuti. L’idea del portale è nata a breve distanza con la volontà di organizzare e mettere a disposizione di tutti gli interessati, iscritti o meno a Biblit, la ricchezza di informazioni, risorse e consigli che circolava nel forum, ma anche di dare visibilità alla categoria.

In questi anni Biblit ha portato avanti importanti iniziative, in particolare a favore della visibilità del traduttore: come è cambiata la situazione, da questo punto di vista, nell’ultimo decennio?

Certamente, è stata fatta molta strada. Da quel lontano 1999, eventi e spazi di confronto sulla traduzione letteraria si sono moltiplicati, con indubbio beneficio per tutti: i lettori hanno avuto l’occasione di confrontarsi dal vivo con i traduttori, imparando a conoscere il lavoro che c’è dietro la versione italiana di un’opera straniera, gli addetti ai lavori hanno avuto modo di riflettere sulle condizioni professionali di chi opera nel settore del diritto d’autore, cominciando a considerare i traduttori letterari come categoria di lavoratori e non solo come appassionati dalla penna creativa. Sono stati fatti parecchi passi avanti, ma molti ne restano da fare: malgrado la grande opera di sensibilizzazione svolta da Biblit a partire dalla famosa “Lettera aperta dei Cavalieri erranti” del 2003, sono ancora troppi i casi di omissione del nome del traduttore nelle recensioni sulla stampa, come anche nei siti e nei cataloghi di alcune case editrici. Solo poco più di un anno fa, Biblit è stata di nuovo impegnata in un’animata campagna di protesta, condotta con successo al fianco del sindacato dei traduttori editoriali STRADE, per chiedere all’organizzazione della fiera editoriale di Roma Più Libri Più Liberi di reinserire i traduttori letterari tra gli operatori aventi diritto ad accreditarsi come visitatori professionali. Bisogna essere sempre vigili ed esigere di vedere rispettata la propria professionalità.

Qual è l’importanza, per un traduttore letterario, di non rimanere isolato ma stabilire dei contatti e sviluppare un senso di appartenenza comunitaria?

I traduttori letterari si lamentano spesso, e a ragione, delle proprie condizioni di lavoro. Ma la Storia e la saggezza popolare ci insegnano che il potere di cambiare le situazioni è nell’unione e nella condivisione, che si tratti di comunità virtuali o di forme di rappresentanza organizzate. Aiutare i traduttori a conquistare la consapevolezza di appartenere a una categoria e a scoprire un senso autentico di solidarietà che superi certi atteggiamenti corporativistici e le diffidenze che spesso contrappongono gli uni agli altri è stata la cosa più difficile. Lo è ancora oggi, che pure vede la presenza di un consolidato sindacato dei traduttori. Da questo punto di vista, il dialogo con i colleghi ha un ruolo fondamentale, che tuttavia non può limitarsi a un semplice scambio virtuale. Pur avendo dato vita alla prima rete di traduttori letterari in Italia, sono sempre stata convinta che I traduttori abbiano bisogno di uscire una buona volta dalle loro stanze virtuali, di confrontarsi dal vivo e di aprirsi al dialogo anche con figure professionali diverse, per guardare le cose da un altro punto di vista e trovare insieme una soluzione ai problemi comuni. Per questo ho sempre lasciato la porta di Biblit aperta anche a chi non è strettamente un traduttore editoriale.

Sul sito di Biblit si parla anche di formazione; spesso chi aspira a diventare traduttore letterario si muove, un po’ ingenuamente, credendo che la sola conoscenza di una lingua straniera possa essere sufficiente. Quanto è importante, invece, avere una formazione specialistica per avviarsi sulla strada della traduzione letteraria professionale?

Credo che sulla convinzione di poter tradurre grazie alla mera conoscenza di una lingua straniera più che l’ingenuità gravi l’alone romantico che la professione si trascina dietro da sempre. Uso non a caso espressioni che fanno pensare alle catene ai piedi, perché è così che io la vedo. Tradurre è sicuramente un lavoro che presuppone un certo talento e che può essere creativo e gratificante, ma è, appunto, un lavoro e, come tale, richiede competenze specifiche, capacità di gestire i progetti in autonomia, conoscenza della normativa che regola il settore. Tutti elementi importanti che dovrebbero essere assicurati da una buona formazione di base. Nessuno si sognerebbe di fare l’avvocato, il medico o il carpentiere senza prima avere studiato e acquisito l’esperienza necessaria. La traduzione, poi, è un mestiere sostanzialmente artigianale (così si capisce perché ho tirato in ballo il carpentiere): più si pratica più si affinano le competenze, per questo è importante che la formazione prosegua nel tempo. È necessario, tuttavia, scegliere con oculatezza nella vasta gamma di offerte formative disponibili oggi in Italia e affidarsi a corsi di formazione seri, con una certa stabilità nel tempo, che garantiscano un buon numero di ore di pratica e la presenza di traduttori professionisti tra i docenti.

Quali sono le risorse principali che Biblit mette a disposizione dei suoi utenti?

Naturalmente, la lista di discussione, che è il luogo privilegiato dell’informazione e della formazione. Per chi è interessato solo all’informazione esiste la newsletter Biblitiana, la pagina di Biblit su Twitter e le notizie pubblicate nella homepage del sito. Poi ci sono le diverse risorse del sito suddivise in sezioni: consigli per muovere i primi passi nel settore editoriale, informazioni su corsi e residenze estere per traduttori, elementi di normativa con esempi di contratti, una biblioteca e un’edicola virtuali straripanti di testi, articoli e saggi sulla traduzione letteraria, un vasto archivio di risorse terminologiche con centinaia di dizionari e opere di riferimento, un piccolo elenco di strumenti utili per il lavoro segnalati dagli stessi traduttori… c’è l’imbarazzo della scelta. Accanto a queste risorse di natura pratica ci sono poi anche le idee, gli spunti di riflessione, che circolano su Biblit: i modelli di lettera per protestare contro l’omissione del nome del traduttore, la segnalazione delle case editrici che citano il traduttore in copertina, un divertente elenco di libri e film che hanno per protagonisti i traduttori.

Puoi spiegarci il significato del simbolo di Biblit, la pulcinella di mare con la penna stretta nel becco?

Quando ho creato Biblit, ho immaginato che la sua comunità di traduttori fosse ospitata da un’isola scozzese a me molto cara, Handa, una riserva naturale sede, tra l’altro, di una numerosa colonia di puffins, i nostri Pulcinella di mare. Questi simpatici uccelli dal beccone variopinto e dall’andatura clownesca mi sono sempre piaciuti, anche per la loro capacità di adattarsi a situazioni estreme (nidificano abbarbicati a scogliere a picco sul mare del Nord e passano i rigidi inverni al largo) e di convivere pacificamente con specie diverse. Un po’ come i traduttori letterari. Così, pensando a un’immagine distintiva per Biblit, mi è venuto subito in mente un Pulcinella di mare con una penna da scrivere nel becco. Che è anche un piccolo omaggio alla mia amata Scozia.

Marina Rullo lavora come traduttrice editoriale dall’inglese e lettrice. Nel 1999 ha fondato Biblit, il primo network italiano per traduttori letterari. Dal 2004 al 2011 è stata responsabile della Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori (SNS) e successivamente ha fatto parte della Segreteria del Sindacato Traduttori Editoriali (STRADE).

  1. Germana ha detto:

    Bell’articolo, complimenti !


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