T9N, L10N, I18N, G11N | Globalizzazione e internazionalizzazione
Pubblicato il 25 Marzo 2024 alle 15:22 0 Commenti
A cura di Sara Tirabassi
T9N, L10N, I18N, G11N
Stanno per: translation (T9N), localization (L10N), globalization (G11N) e internationalization (I18N)
Cosa vuol dire: si tratta di abbreviazioni che permettono di indicare in modo sintetico alcuni importanti settori relativi ai servizi linguistici. Se non avete ancora letto la prima parte di questo articolo, la trovate QUI.
Nell’articolo precedente abbiamo parlato di traduzione e localizzazione, ora ci concentriamo sugli altri due termini che vengono abbreviati in modo un po’ criptico: I18N e G11N, ovvero internazionalizzazione e globalizzazione.
G11N: la globalizzazione
È un termine che suona familiare a tutti: indica da decenni il fenomeno per cui le economie tendono a espandere mercato e filiere su tutto il pianeta. In tempi più recenti, nel campo della localizzazione, il significato è diventato più specifico: per “globalizzazione” si intende l’insieme di tutte le attività, le strategie e i processi necessari per l’espansione di un’azienda o la diffusione di un prodotto su scala mondiale.
Per muoversi oltre i confini nazionali è necessario adattare il prodotto e la comunicazione alle preferenze e agli standard dei nuovi mercati, oppure renderlo adeguato per un mercato internazionale unico. Quando si parla di G11N ci si riferisce quindi a un approccio di base che racchiude una serie di strategie e procedure mirate al raggiungimento del mercato globale.
Diverse aziende usano il termine con sfumature semantiche differenti, quindi non è facile individuare il centro del discorso e dobbiamo sempre ascoltare il nostro interlocutore per capire cosa intende. Abbiamo però sotto gli occhi molti esempi. Pensiamo al noto brand di arredamento IKEA: l’azienda si è espansa a coprire moltissimi mercati, e per farlo ha dovuto aprire sedi in diversi Paesi, mettersi in regola con le normative locali, tradurre il sito in diverse lingue e sviluppare un catalogo di prodotti con uno stile ben definito ma anche una possibilità di adattamento alle preferenze delle singole aree geografiche. Per esempio, le varianti di colore della poltrona EKENÄSET non sono le stesse in Italia, in Svizzera e negli altri mercati locali. La globalizzazione porta quindi con sé molte attività diverse, alcune delle quali riguardano la comunicazione e quindi anche traduzione e localizzazione.
I18N: l’internazionalizzazione
Si tratta di un concetto affine alla globalizzazione, perché mira sempre a rendere un prodotto vendibile e fruibile su scala globale, ma si differenzia perché interviene a monte della realizzazione. L’internazionalizzazione è infatti una vera e propria strategia di progettazione da cui partire per realizzare un prodotto che possa poi essere adattato ai diversi mercati con pochi interventi.
Uno dei settori in cui ha un ruolo più rilevante è, ancora una volta, quello informatico. Per raggiungere più mercati senza dover creare tanti prodotti diversi, un produttore di software dovrà chiedere ai suoi sviluppatori di programmare tenendo conto a priori di tutti gli adattamenti che saranno necessari per vendere il prodotto in diverse regioni.
VI faccio un esempio pratico: un’azienda che vende soluzioni per la gestione di un e-commerce. Quando i programmatori progettano l’interfaccia software, che andrà poi localizzata, dovranno tenere presente che, anche se molte valute possono essere abbreviate con una sola “lettera” (ad esempio € o $) le caselle in cui compaiono i prezzi devono poter contenere almeno tre lettere per permettere l’inserimento di valute specifiche (ad esempio i dollari australiani o canadesi, AUD e CAD).
Un altro esempio, sempre legato all’interfaccia utente, è quello di un’ipotetica stringa di testo che dice “Display”: se lo sviluppatore lavorasse pensando solo all’inglese, potrebbe avere la tentazione di richiamare lo stesso testo sia per una voce di menu che permette di personalizzare lo schermo, sia per un pulsante che permette all’utente di visualizzare una serie di dati. In inglese, infatti, “Display” può essere un sostantivo ma anche un verbo. Ma in altre lingue non è detto che i traducenti coincidano: ecco che il programmatore deve anticipare l’esigenza di due termini diversi e creare quindi due diverse stringhe di testo che saranno uguali per l’inglese ma potranno essere differenziate in altre lingue.
In poche parole, se si vuole creare un prodotto da diffondere su scala globale, la progettazione deve essere funzionale e prevedere in anticipo gli adattamenti che saranno necessari per consentire la localizzazione con il minimo sforzo possibile. Possiamo quindi vedere l’internazionalizzazione come una strategia di globalizzazione: una progettazione consapevole che è anche al servizio del localizzatore e del traduttore, perché rende il nostro lavoro più semplice.
Nota: ringrazio Elena Pasini per l’aiuto nella stesura dell’articolo.
Come sempre, se avete domande o considerazioni, scrivetecele pure nei commenti qui sotto. Per chi vuole approfondire, siamo da alcune settimane in aula con Elena Pasini, per il suo corso on line di introduzione alla localizzazione. Chi se lo fosse perso può scriverci per acquistare le registrazioni.
Credits: La foto dell’articolo è su canva.com
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