Come si traduce Zerocalcare in spagnolo: un’intervista a Carlos Mayor
Pubblicato il 14 Giugno 2023 alle 8:56 2 Commenti
Un articolo di Ruben Vitiello
Ad agosto dell’anno scorso, nel mio peregrinare tra coworking di Barcellona iniziato nel 2018, sono finito a lavorare in un piccolo ufficio nel quartiere di Gràcia. L’ufficio ha due caratteristiche che lo distinguono dagli spazi condivisi che l’hanno preceduto: siamo solo in dieci – il che aiuta a creare un ambiente silenzioso, disteso e familiare – e ci occupiamo tutti e tutte di traduzione. Io sono l’unico a lavorare esclusivamente nella localizzazione, mentre il resto si occupa per lo più di editoriale. E coincidenza, uno dei miei compagni di ufficio è Carlos Mayor, la voce spagnola di uno dei fumettisti italiani più di successo degli ultimi anni, nonché uno dei miei preferiti: Zerocalcare.
A onor del vero, nella sua lunga carriera Carlos ha tradotto più di 400 tra libri e fumetti, trasportando in spagnolo e catalano autori come Chuck Palahniuk, Bruce Chatwin, John Steinbeck, Oscar Wilde, Rudyard Kipling, Albert Camus, Alejandro Jodorowsky e Moebius. Il suo curriculum include anche autori e autrici italiani: Grazia Deledda, Andrea Camilleri, Paolo Giordano, Roberto Saviano, Emilio Salgari, Gianni Rodari, Carlo Collodi e, appunto, Zerocalcare.
So che qualche purista della letteratura potrebbe inorridire, ma tra tanti nomi di spicco, è stato proprio quello del più noto fumettista di Rebibbia a stimolare la mia curiosità. Quando ho scoperto che Carlos ha tradotto praticamente tutte le graphic novel di Zerocalcare, da La profezia dell’armadillo a No Sleep Till Shengal, la prima domanda che mi sono fatto è: “Ma come diavolo avrà reso il romanesco in spagnolo?” Presto gli propongo di farci una chiacchierata a riguardo, poi tra una cosa e l’altra (come il corso sul linguaggio inclusivo che ho tenuto per STL Formazione) ho dovuto procrastinare l’intervista di vari mesi. Ma finalmente ci siamo, e spero che leggerla sia divertente e stimolante quanto lo è stato per me scriverla.
[Ruben] Cominciamo con una domanda di contesto. In Italia il fumetto gode di ottima salute, tuttavia esiste una certa tendenza a considerarlo non un linguaggio, come la prosa o la poesia, ma un genere a sé. E nel sentire comune, un genere inferiore, da ragazzini. Ad esempio, quando si parla di graphic novel, sentiamo o leggiamo di frequente espressioni tipo “Non chiamateli fumetti”. In Spagna com’è la situazione?
[Carlos] In Spagna le cose non sono molto diverse: anche i fumetti stanno attraversando un buon momento, con tantissimi titoli pubblicati, e d’altra parte l’idea che sia un genere, anzi un genere minore, continua ad esistere in alcuni settori, come dici tu parlando dell’Italia. In realtà i fumetti sono un mezzo espressivo, un mezzo molto ricco e molto ampio che comprende tanti generi. Abbiamo l’horror, l’avventura, i fumetti giovanili, per bambini, per adulti, gialli, autobiografici, romantici, di fantascienza, i fumetti giornalistici…
[C] Per quanto riguarda il numero di titoli, cresce ogni anno. Una cosa molto rilevante, che interessa molto a noi traduttori, è che oltre l’86% dei fumetti pubblicati in Spagna sono traduzioni: soprattutto dall’inglese e dal giapponese, certo, ma anche molto dal francese e, sì, dall’italiano.
[R] Restiamo proprio sull’italiano. In Italia, uno dei principali motori di questa stagione di successi è Zerocalcare. Dato che non serve presentarlo, andiamo subito al nocciolo della questione. La voce di Zerocalcare è inconfondibile e si muove con disinvoltura tra i registri: italiano standard, romanesco, parolacce, espressioni auliche. Non proprio una passeggiata da tradurre. Che strategia hai usato per renderla in spagnolo?
[C] Zerocalcare ha un successo impressionante in Italia, è un vero fenomeno di massa. In Spagna e in altri Paesi il suo successo è minore, anche se dallo scorso anno, grazie alla serie Netflix, è diventato sempre più popolare. Sono molto fortunato a tradurlo, perché mi piace molto il suo stile ed è un lavoro entusiasmante. La mia principale strategia di traduzione è leggerlo con molta attenzione, per capire tutto bene, e poi riscriverlo in spagnolo cercando di riflettere sempre l’intenzione dell’autore. E a volte le battute cambiano, i riferimenti culturali sono diversi, ma il mio obiettivo è quello di essere sempre fedele all’intenzione dell’autore. È anche vero che con culture così vicine come l’italiana e la spagnola, non è necessario fare tanti adattamenti come in altre lingue.
[C] In ogni caso, nella traduzione la cosa più importante non è capire l’originale, ma saperlo riscrivere nella propria lingua. Questo è essenziale. Voglio dire che può essere difficile trovare il significato di una frase in dialetto o di un riferimento a un programma televisivo o a una canzone, ma quello che è davvero difficile è scrivere poi nella tua lingua, per riflettere con naturalezza quello stato d’animo, quell’intenzione, quei giochi, e creare un testo all’altezza dell’originale.
[R] Parole sante. Ma vediamo come hai applicato questo principio nella pratica. Prendo come riferimento Kobane Calling; non tanto perché lo preferisca rispetto ad altri, ma banalmente perché è l’unico fumetto che ho in cartaceo qui a Barcellona. Zerocalcare attinge tantissimo dalla cultura popolare italiana, tanto moderna quanto degli anni Ottanta-Novanta. Mi vuoi commentare un paio di casi in cui hai potuto tradurre il testo senza troppi problemi?
[C] Ad esempio, in questo fumetto ho dovuto adattare i nomi di merendine molto comuni in Italia ma inesistenti o poco note qui. I plumcake sono diventati le madalenas, che sono molto simili a parte la forma, mentre le Camille le ho sostituite con dei semplici croissant.
[C] C’è poi un riferimento al cartone Lupin, l’incorreggibile Lupin e alla sua sigla. In spagnolo non è molto conosciuto e non funzionava, quindi ho usato Holly e Benji, perché era altrettanto divertente in quel contesto ed era anche credibile sulle labbra del personaggio, essendo una serie di successo tanto in Italia quanto in Spagna.
[C] Normalmente conservo i riferimenti, molti dei quali sono comuni. Ad esempio, quando parla di cartoni animati degli anni Ottanta e Novanta, quasi tutti sono conosciuti qui. Se qualcosa non si conosce in Spagna, devo adattarla con una altra cosa che adempia alla stessa funzione (di solito umoristica) e, soprattutto, che si adatti al disegno: se nel disegno compare un cane o un aeroplano, il testo in spagnolo deve fare riferimento a questo, devo trovare una nuova battuta che funzioni.
[R] Tra l’altro, non so se lo sapevi, ma la sigla di Lupin in italiano è quella di Holly e Benji in spagnolo. Quando l’ho scoperto sono rimasto sconvolto. Torniamo al fumetto: in un punto compare la famosa citazione di Mario Brega in Bianco rosso e verdone, che hai reso in modo letterale. Non poteva essere adattata?
[C] No, non era il caso di farlo. Quando si traduce bisogna sempre trovare un equilibrio tra le cose che bisogna adattare e quelle che possono (o devono) restare come nell’originale. È un vero e proprio esercizio di equilibrismo!
[R] Passiamo ora alla questioni prettamente linguistiche. La prendo un attimo larga. Diversi personaggi dei Simpson in fase di doppiaggio in italiano hanno assunto parlate regionali più o meno ispirate all’originale, a volte creando dei pastrocchi: basti pensare al giardiniere Willie. Tu o la casa editrice avete mai considerato di far parlare Zerocalcare, che so, spagnolo andaluso?
[C]: No, non credo che sia una cosa che possa funzionare. È un approccio che ho visto usare in alcuni casi, ma in realtà mi risulta sempre molto forzato.
[R] Ho notato che le espressioni colloquiali tipiche del romanesco sono rese in modo diverso in base al contesto. Per esempio, “Eccallà, porcoddue” esclamato da Zerocalcare quando all’aeroporto di Istanbul la sicurezza decide di perquisirgli i bagagli diventa “La cagamos, que putada”, che è qualcosa tipo “abbiamo fatto la cazzata”. O ancora: “mortacci” diventa tanto “que sois jodidos” (tipo, “ma siete stronzi”), “me cago en todo” (potrebbe essere qualcosa tipo “porca puttana”?) o “la muy jodida”. Quest’ultima scelta mi ha incuriosito. Vuoi commentarmela?
[C] In generale, l’obiettivo è far sì che il testo spagnolo funzioni in modo indipendente e, per quanto possibile, crei nel nostro lettore le stesse reazioni che crea nel lettore originale. Per riuscirci, bisogna giocare molto col registro e capire bene le intenzioni dell’autore (di nuovo, spesso prevale quella umoristica). “La muy jodida” e “la muy cabrona” sono forme colloquiali molto flessibili, un po’ difficili da tradurre in un solo modo. Possono essere volgari, come in questo caso, oppure anche affettuose. Proprio come “li mortacci tua”, che secondo Zerocalcare “può essere uno sfregio o una carezza”!
[R] E invece, altra curiosità: come sei arrivato da “chittesencula” a “pasando”? In questo caso avevi anche un vincolo tecnico: l’espressione compare all’interno dello schermo di un telefono.
[C] Come con qualsiasi fumetto, i limiti di spazio sono un fattore determinante per la traduzione. In questo caso “pasar” sta per “ignorare”. Il gerundio equivale al significato dell’originale italiano, funziona da solo e sta giusto giusto nello spazio dello schermo del telefono.
[R] Mi piacerebbe chiederti un sacco di altre cose, ma non voglio rischiare di accollarmi o di fare un pippone (o “colocar un buen rollo”, per usare la tua traduzione). Piuttosto inviterei chi capisce lo spagnolo a cercare i fumetti che hai tradotto e divertirsi a trovare tutte le piccole chicche al loro interno. Prima di salutarci, ti faccio ancora due domande. Vista la quantità di implicazioni linguistiche e culturali che comporta tradurre un autore come Zerocalcare, hai avuto la possibilità di confrontarti con lui? Oppure è stata la casa editoriale ad aiutarti a capire meglio determinati punti?
[C] Ho avuto l’opportunità di incontrare l’autore e parlare con lui un paio di volte. Sebbene sia molto impegnato, Zerocalcare è una persona molto disponibile, desiderosa di aiutare, e comprende anche molto bene il processo di traduzione, perché è stato anche un traduttore. Tuttavia, per capire meglio il fumetto originale di solito mi rivolgo ad altre fonti, a colleghi di Roma o di altre parti d’Italia che mi aiutano soprattutto con il dialetto e i riferimenti culturali. Questa è solo una parte del lavoro: innanzitutto bisogna comprendere il testo, ma la cosa più importante e complessa è riscriverlo nella tua lingua.
[R] Per chiudere: è più difficile tradurre il romano di Zerocalcare o il siciliano di Camilleri? Risposta secca.
[C] Ah! Sono molto affezionato a entrambi gli autori, ma credo che la risposta sia Camilleri: il suo uso del vigatese è molto complesso, un lavoro di creazione che abbraccia diversi decenni. È per me, anche dopo 16 libri, sempre difficilissimo.
Tutte le immagini di Kobane Calling sono usate per gentile concessione di BAO Publishing (editore per l’Italia) e Penguin Random House (editore per la Spagna)
Ruben Vitiello lavora come localizzatore dal 2011, prima come dipendente in un’agenzia di Genova e poi come freelance a Barcellona. È specializzato in interfacce utente, contenuti di assistenza e testi marketing. Nel 2020 ha pubblicato una guida gratuita online al linguaggio di genere in italiano, che nel tempo ha aiutato e ispirato un gran numero di professionisti e professioniste della scrittura. Dal 2022 tiene per STL Formazione il corso Le parole contano, incentrato sui temi della diversità e dell’inclusione nella lingua e nel linguaggio. Oltre al suo lavoro, gli piacciono i viaggi, la musica, lo yoga, le serie TV, i ravioli cinesi, la stand-up comedy e i gatti. Non necessariamente in questo ordine.
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Wowowowowowowowow! Non saprei come esprimere diversamente il mio entusiasmo per ciò che ho letto! Quanto vorrei essere una mosca per poter assistere ai retroscena di questi processi creativi!
Molto interessante! E confermo che anche io sono rimasto scioccato dal fatto che la sigla spagnola di Holly e Benji abbia la stessa melodia di quella di Lupin! Mind: Blown! 🙂