Traduttori si diventa: la traduzione editoriale – Intervista a C. Rizzo e M. Traini

Pubblicato il 1 Giugno 2015 alle 6:02 1 Commento

Chiara Rizzo e Melani Traini, intervistate da Chiara Serani in vista della loro docenza nel modulo IV del nostro corso on line Traduttori si diventa: la traduzione editoriale. Chiara e Melani ci parleranno rispettivamente di traduzione di testi giornalistici e traduzione di saggistica.

Buona lettura!

(Per M.T) Come traduttori ci si può occupare di saggistica in generale o è preferibile, secondo te, specializzarsi in un ambito preciso, per esempio operando una scelta precisa tra scienze esatte e scienze umane?

Credo che la traduzione di testi saggistici permetta di spaziare anche tra argomenti piuttosto diversi tra loro. Certo, una trattazione di scienze naturali richiederà accortezze diverse rispetto a un lavoro di carattere storiografico e ciascun traduttore potrà naturalmente avere le proprie preferenze e predisposizioni, in base alla sua storia personale e alla sua eventuale formazione specialistica, ma soprattutto agli inizi è facile (anzi, molto probabile!) ricevere lavori di carattere eterogeneo: questa fase richiede parecchia attenzione e ricerca per ogni singola scelta traduttiva, e spesso finisce per costituire il banco di prova in cui testarci e renderci conto di quale tipo di linguaggio e filosofia testuale sia più nelle nostre corde. Perciò, in linea di massima, credo che i primi incarichi  importanti (soprattutto quelli andati decisamente bene) determinino un po’ da sé la nostra futura specializzazione, ma che traducendo saggistica sia bene mantenere sempre una buona apertura mentale verso argomenti nuovi.

(Per C.R.) Qual è, secondo te, la specificità della traduzione di testi giornalistici, il quid che la differenzia da altre tipologie di traduzione?

Senza dubbio la compressione dei tempi di lavorazione, che paradossalmente si accompagna a un’altissima esigenza di precisione: la traduzione di un articolo è vincolata al ciclo di vita della “notizia”, che soprattutto nel settore dell’attualità politica – con cui lavoro io – è brevissimo, per cui deve essere pronta e fruibile in fretta. Proprio per i tempi spesso strettissimi di pubblicazione il lavoro di revisione che i redattori possono fare sul testo tradotto è per forza di cose più limitato rispetto alla traduzione editoriale standard, per cui il traduttore deve operare una sorta di controllo redazionale a monte, prestando attenzione alla terminologia (soprattutto in ambiti “sensibili” come la politica, appunto), confrontando tra loro altre fonti che riportano la stessa notizia per individuare eventuali incongruenze, rimodulando in alcuni casi il testo sulla base degli sviluppi che la vicenda può aver avuto rispetto al momento in cui l’articolo originale era stato scritto.

(Per entrambe) Esistono dei percorsi specifici che un aspirante traduttore debba seguire per occuparsi di testi giornalistici e/o saggistica?

(M.T.) L’esperienza (mia e di tanti colleghi che conosco) mi ha insegnato che le vie per giungere al “nostro” campo di specializzazione sono davvero infinite! Personalmente sono approdata alla traduzione dopo una formazione accademica come linguista: tra laurea e dottorato di ricerca in linguistica sono cresciuta a trattazioni specialistiche lette e scritte, poi ho insegnato all’università materie come linguistica, lingua tedesca, traduzione, inglese per stranieri e inglese scientifico finalizzato alla lettura di articoli medici (per studenti di infermieristica). Guardandomi indietro, “ricollegando i puntini”, vedo che questa formazione orientata all’analisi di tante forme del linguaggio, e prima ancora (ma allora non avrei mai potuto saperlo) l’essere stata una bambina/ragazzina appassionata di scienze, da Quark di Piero Angela alle enciclopedie che adoravo sfogliare, mi ha dato l’ossatura fondamentale per sentirmi molto a mio agio nel tradurre saggistica. Ma percorso personale a parte, ribadisco: sono i primi lavori importanti a imporre un enorme studio e a farci davvero riconoscere le nostre migliori abilità.

(C.R.) Rispetto ad altre tipologie di traduzione editoriale, per la traduzione di testi giornalistici la Laurea in Lingue o in Mediazione Linguistica serve a mio avviso fino a un certo punto. La padronanza della lingua com’è ovvio è indispensabile, ma in questa più che in altre tipologie di traduzione a fare la differenza è sicuramente la specializzazione, con una preparazione specifica – che riguardi non tanto e non solo gli argomenti quanto la comunicazione di quegli argomenti – nel settore in cui si vuole andare a operare. Il linguaggio giornalistico ha tutta una serie di regole dalla cui conoscenza il traduttore che opera in quest’ambito non può prescindere, proprio perché come dicevo prima in questo settore il confine tra intervento traduttorio e intervento redazionale è molto labile.

(Per entrambe) Potete anticiparci di quali tipologia di testi parlerete e perché?

(M.T.) Vorrei mostrare un esempio di saggio divulgativo del 1870, per far vedere quanta strada è stata fatta da questo tipo di pubblicazioni, qualche moderna guida da campo per il riconoscimento di specie che incontriamo in natura (il tipo di testi che ormai traduco di più) e un manuale di scienze alimentari su cui si sono formati molti allievi delle scuole di cucina. Si tratta di una tipologia testuale che trovo molto interessante perché, nell’ambito della traduzione editoriale non di narrativa, è forse quella più vicina alla traduzione tecnica, quindi con una forte esigenza di precisione e rigore scientifico, ma allo stesso tempo con una cura per la piacevolezza del linguaggio molto superiore a quella richiesta dalla traduzione di manuali tecnici o simili: un connubio che dà molta soddisfazione perché ripaga le dure ore di ricerche terminologiche con il piacere di una scrittura piacevole e accattivante, in alcuni casi anche con giochi di parole.

(C.R.) Mi concentrerò soprattutto sulla tipologia di testi in cui sono specializzata, prevalentemente relativi all’ambito della politica internazionale e, nello specifico, allo scenario arabo e mediorientale. Trattandosi di tematiche particolarmente sensibili, costituiscono un buon esempio pratico da cui partire per analizzare ricorrenze e specificità della traduzione giornalistica: flussi di lavoro e tempistiche, esigenze di accuratezza nelle scelte terminologiche, rispetto della voce e soprattutto della posizione in termini di distanza o partecipazione che l’autore dell’articolo originale ha rispetto alla notizia, inevitabili sovrapposizioni in alcuni casi tra intervento traduttorio e scelta redazionale.

  1. Patricia ha detto:

    Grazie ad entrambe per avere condiviso la nostra esperienza, in cui mi ritrovo perfettamente. Anch’io sono diventata traduttrice da un percorso di studio e di lavoro che ha toccato varie tappe e sono d’accordissimo sul fatto che la specializzazione è molto importante. Del resto, anche esprimersi in modo appropriato in una lingua sola richiede continua ricerca perché il significato venga inteso dai destinatari nel modo più univoco e genuino possibile, in una realtà sempre dinamica.


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